Gli aspetti in cui il Milan è migliorato: “Molti giocatori hanno capito cosa significa giocare lì. Prima vedevo un po’ di tensione, adesso non più”.
L’ex stella rossonera, Serginho ha rilasciato una bellissima intervista alla Gazzetta dello Sport. Il Milan è il focus delle sue dichiarazioni
Per il brasiliano Serginho è impossibile dimenticare il Milan e tutto quello che ha vissuto con la maglia rossonera addosso. L’ex difensore è rimasto totalmente innamorato del club, e oggi alla Gazzetta dello Sport ha rilasciato un’intervista tutta in chiave Milan.
Serginho ha lasciato subito intendere quanto i colori rossoneri siano importanti per lui: “Il Milan è la mia seconda famiglia, spero vincano di nuovo lo scudetto”. Il brasiliano si è laureato campione d’Europa con il Milan nel 2003 e nel 2007, e sempre nel 2007 è anche stato campione del mondo con i rossoneri.
Oggi, collabora con l’agente Alessandro Lucci, e in particolare il suo ruolo è quello di scovare nuovi talenti. Ma sa tutto del suo Milan, squadra che continua a seguire con passione e di cui conosce ogni particolare.
Di seguito la sua intervista ai microfoni della rosea:
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Sulla stagione del Milan: “Forse è l’anno buono, vediamo. Sono migliorati in modo netto”.
Gli aspetti in cui il Milan è migliorato: “Molti giocatori hanno capito cosa significa giocare lì. Prima vedevo un po’ di tensione, adesso non più”.
Tonali è uno di questi: “Mi ha stregato, merita applausi. Anche Leao eh, ma lui era già un talento di suo, andava solo direzionato nel modo giusto. Sandro si sta prendendo la squadra sulle spalle con personalità e coraggio. È cresciuto fisicamente, nelle scelte, nelle giocate. È il futuro della società. Bravo Pioli”.
Sulla somiglianza tra Tonali e Pirlo: “Per me non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Andrea era un maestro nella gestione, gliela passavi in mezzo a tre avversari e ne usciva in eleganza come nulla fosse. Tonali è diverso, ma resta un fenomeno”.
Questo Milan ha qualcosa del suo? – “Il senso di appartenenza, e qui è stato bravo Maldini. I giocatori sentono il peso della maglia come lo sentivamo noi, gestiscono questa responsabilità. Ai miei tempi Berlusconi arrivava in elicottero e ci faceva capire cosa significasse indossare quei colori, ora ci sta pensando Paolo”.
Il primo incontro con Maldini: “Il mio sogno è sempre stato il Milan. In Brasile avevo occhi solo per loro. Quando giocavo nel San Paolo mi cercarono Juventus e Lazio, ma per me esistevano solo i rossoneri. Dissi ‘no grazie’ e scelsi San Siro. La prima persona che ho visto è stata Maldini. Stavo salendo le scale per andare a fare le visite mediche, lui scendeva. Un mito. Ora è ancora così, ha ancora un grande peso nella scelta dei giocatori”.
Come Theo Hernandez: “A sinistra non c’è nessuno come lui”.
Le somiglianze tra lui e Theo: “Siamo diversi. Lui ha le sue qualità e io le mie. Qualche idea in comune c’è, ma Theo ha tutt’altro stile: a me piaceva andare sul fondo e crossare, lui entra in area e tira. Si fa metri di campo palla al piede, a me piaceva essere lanciato da Andrea. In comune, però, abbiamo l’aggressività e l’indole offensiva”.
Su Franck Kessie: “Deve pensare più alla carriera che ai soldi. Nel Milan è fondamentale, può guadagnare parecchio anche lì, ma alla fine il bene del club viene prima. Se un giocatore vuole andar via è inutile tenerlo”.
Su quanto accaduto con Donnarumma e Calhanoglu: “Il Milan viene prima di tutto. Ai miei tempi eravamo una famiglia, con Galliani siamo rimasti amici. Oltre a una connessione estrema con il concetto di vittoria ci divertivamo. Ricordo che durante le trasferte, la sera, restavamo sempre io, Kakà, Cafu, Dida e gli altri a cantare ‘Aquarela do Brasil’ insieme a Galliani”.
Sull’unico brasiliano in rosa, Messias: “Mi dispiace molto che da un paio d’anni non ci siano connazionali, a parte Junior e il mio amico Dida come preparatore dei portieri. Se pensi al Milan pensi al Brasile. Ai miei tempi i derby erano contro l’Inter degli argentini e questo ci caricava il doppio. È un peccato”.
Su Sheva nuovo allenatore del Genoa: “Vale molto, può diventare un grande allenatore. E poi ha uno staff di talenti veri: Tassotti, Maldera, Valerio Fiori. Sono felice per lui, quando giocavamo gli ho fatto un milione di assist! Ne ricordo un paio con la Samp: con 5 passaggi arrivavamo in porta, che tempi”.