Amine Adli al centro di un caso a Tolosa, dove il presidente Comolli ha deciso di usare il pugno duro con il talento che interessava anche al Milan.
C’è decisamente un caso Amine Adli nel Tolosa. Il giovane talento francese è stato recentemente punito per non aver accettato di discutere due offerte arrivate al club. Il presidente ha annunciato che resterà in tribuna fino a fine agosto. Poi si vedrà.
Il 21enne attaccante ha un contratto in scadenza a giugno 2022, le proposte non gli mancano ma l’atteggiamento dei suoi agenti è incomprensibile. Anche il Milan si era fatto avanti nelle scorse settimane, però sembra aver abbandonato questa pista di mercato. Recentemente si è parlato di un forte interesse del Bayern Monaco e di un possibile trasferimento in Germania. Tuttavia, la situazione pare essere in standby.
Damien Comolli, presidente del Tolosa, è molto arrabbiato e non ha neppure escluso di mandare in tribuna Adli per tutto il resto della stagione se non accetterà il trasferimento in questa finestra del calciomercato. Ovviamente il club francese non vorrebbe perderlo a parametro zero, però è pronto anche a una soluzione estrema se il suo atteggiamento e quello dell’entourage non cambierà.
Intanto in difesa di Adli si è mosso l’UNFP, ovvero il sindacato dei calciatori in Francia. L’Unione Nazionale Calciatori Professionisti in una nota ufficiale si è così esposta sulla situazione: «La decisione di firmare o meno spetta al giocatore, anche se il club ha un accordo sul trasferimento. Deve godere di piena libertà nelle sue scelte e nell’espressione del suo consenso. Impedirgli di giocare è un ostacolo all’esercizio della sua attività professionale e mina gravemente la sua libertà lavorativa. L’UNFP chiede che l’attaccante venga immediatamente rimesso a disposizione dell’allenatore, che giudicherà solo su criteri sportivi se farlo giocare o no. L’UNFP è pronta ad avvicinarsi a giocatore e società per trovare una soluzione al più presto».
Il sindacato ritiene che Adli stia facendo qualcosa che rientra assolutamente nei suoi diritti. E questo è vero, perché nessun calciatore può essere costretto a fare qualcosa contro la sua volontà. Al tempo stesso, però, il suo comportamento risulta scorretto verso un club che lo ha fatto crescere e che ovviamente cerca di massimizzare il ricavato della sua cessione a meno di un anno di distanza dalla scadenza di un contratto che il ragazzo non ha voluto prolungare.