Andrea Pirlo ritrova il Milan da avversario. Un ex di lusso l’attuale allenatore della Juve che in rossonero ha vinto tutto quello che c’era da vincere
I tifosi del Milan più nostalgici ricorderanno sicuramente quel pomeriggio di maggio nel 2011 nel quale, poco dopo la festa per l’ultimo Scudetto, Andrea Pirlo usciva dalla storica sede di Via Turati, accerchiato dai giornalisti presenti. “Ho salutato tutti”, così l’oramai ex metronomo rossonero si congedava dalla squadra con cui aveva militato un decennio dopo un’ultima stagione da rincalzo nella quale Allegri gli concesse poco spazio.
Un addio, quello di Pirlo, che, all’epoca, i tifosi del Milan mal digerirono. Troppa l’ammirazione per quel calciatore che, con i suoi piedi fatati, aveva fatto girare la squadra a meraviglia circondato da una squadra di campioni in tutti i ruoli. Delusione che sarebbe aumentata ulteriormente qualche giorno dopo l’addio quando la Juventus del nuovo allenatore Antonio Conte ne annuncia l’acquisto a parametro zero, insieme al difensore Reto Ziegler e al centrocampista Michele Pazienza prelevato dal Napoli.
Alla Juventus, Pirlo venne accolto con scetticismo. Non pochi lo ritenevano ormai un giocatore finito. E, invece Andrea finito non era. Esaltato da Conte, Pirlo ritrova la verve svanita nell’ultima annata al Milan e continua a fare quello che gli era sempre riuscito in rossonero ovvero vincere. In bianconero, dove ritroverà anche Allegri (che non gli riservò lo stesso trattamento del Milan), Pirlo vinse 4 Scudetti, 1 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane, perdendo, nel 2015, la finale di Champions League contro il Barcellona a Berlino in quella che è stata la sua ultima partita alla Juve.
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Pirlo è tornato per la prima volta a San Siro da avversario contro il Milan nell’1-1 del febbraio 2012, nel match passato alla storia per il gol non concesso a Muntari. Ci sarebbe tornato anche altre volte. L’unico gol segnato al Milan in un 3-2 allo Stadium su calcio su punizione. La sua specialità. Fu proprio un calcio piazzato a far sbocciare l’amore tra i tifosi milanisti e l’allora ex Inter. Era il 30 marzo 2002 con il primo Milan di Ancelotti impegnato a San Siro contro il Parma. Sull’1-1, una punizione di Pirlo all’incrocio lancia i rossoneri verso la vittoria e la rincorsa alla qualificazione Champions che sarebbe arrivata un mese dopo con un 1-2 al Verona, sancito dal gol decisivo segnato dallo stesso fantasista.
E pensare che qualche mese prima Pirlo, come accaduto alla Juve, non era stato accolto benevolmente dai suoi nuovi tifosi. Era una calda estate di mercato quella del 2001. Dopo aver preso Inzaghi, il Milan è in pressing su Rui Costa ma la trattativa con la Fiorentina si complica. Galliani corre ai ripari e acquista Pirlo dall’Inter per 35 milioni più Drazen Brncic. Non c’erano ancora i social ma il malcontento della tifoseria era palpabile. E così qualche giorno dopo anche Rui Costa sarà rossonero. Con quei tre acquisti il Milan getta le basi per tornare a vincere anche se la prima stagione sarà piuttosto complicata per Pirlo che trova poco spazio con Terim e, inizialmente, anche con Ancelotti.
La svolta nel citato finale di stagione con i gol a Parma e Verona prima dell’arrivo di un’altra estate, quella del 2002, che sarà altrettanto decisiva per il futuro calcistico di Pirlo. Il 28 luglio 2002 in un’amichevole contro i Glasgow Rangers, mister Ancelotti replica quanto fatto da Carlo Mazzone al Brescia e reinventa Pirlo nel ruolo di mediano davanti alla difesa. E’ l’inizio di una nuova storia. Dal 2002 al 2011, Trilli Campanellino (così lo ha ribattezzato Carlo Pellegatti nelle telecronache) sarà il metronomo del Milan, dirigendo un’orchestra di campioni. Da Shevchenko a Inzaghi, da Kakà a Seedorf, da Gattuso a Rui Costa, da Nesta a Maldini, Ambrosini, Cafù, Pato e tanti altri. Bastava uno sguardo al numero 21 e la palla arrivava, precisa e puntuale, dove doveva arrivare.
Dal 2001 al 2011, Pirlo ha indossato la maglia del Milan 401 volte in tutte le competizioni con 41 gol e 70 assist, vincendo tutto a livello nazionale e internazionale. Indubbiamente qualche ruggine c’è stata. Alcuni passaggi dell’autobiografia “Penso dunque sono” non furono graditi ai fan rossoneri per alcuni retroscena piuttosto critici nei confronti del Milan. Dissidi che emersero soprattutto in seguito a un tweet pubblicato da Pirlo in occasione dei 120 anni del club. Era inevitabile.
Di tweet su Pirlo però ne va ricordato un altro quello pubblicato dal Milan, il giorno del suo addio al calcio, il miglior riassunto di un decennio di storia calcistica indimenticabile anche – va detto – pure per qualche dolorosa sconfitta che ancora grida vendetta.