Le parole di Andriy Shevchenko nel programma televisivo di Fabio Fazio. L’ucraino ha ripercorso la sua storia milanista.
Un campionissimo indimenticato come Andriy Shevchenko fa sempre parlare di sé. L’ucraino, che ha vinto tutto con la maglia del Milan, è tornato in Italia per presentare la sua autobiografia ‘Forza Gentile’. Ieri sera è stato ospite al programma tv Che tempo che fa di Fabio Fazio.
Shevchenko ha ripercorso in sintesi la sua esperienza milanista, con tanto di ricordi e nostalgia. Partendo dal suo arrivo in rossonero nel 1999: “Devo tutto a Galliani e Braida. L’unica foto che ho voluto all’interno del libro è proprio una con Adriano. Hanno creduto in me nel freddo di Kiev, hanno fatto una scommessa portandomi a Milano. Poi ho vinto un Pallone d’oro…Devo ringraziarli”.
I primi vagiti milanisti ed il rapporto con i compagni: “Mi trovai bene nel calcio italiano da subito, perché in Ucraina non è molto diverso il modo di allenarsi. Costacurta si è preso cura di me, mi portava a cena fuori e mi accompagnava a casa. La prima parola che mi ha insegnato è stata ‘bauscia’. Albertini anche fu d’aiuto, mi insegnò a cucinare”.
Impossibile non ricordare la finalissima di Champions League a Manchester: “Una serata indimenticabile. Ancelotti quando arrivammo ai rigori voleva tirassi per primo, per iniziare bene la serie. Invece tirai per ultimo. Un rigore che ha fatto la storia, mi passò davanti tutta la mia vita”.
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Il rapporto con il Milan e l’ambiente rossonero per Shevchenko è sempre stato idilliaco. Il suo ricordo sul club è da brividi: “Il Milan non è solo una squadra o un club, è una vera e propria famiglia. A Milanello ti trattano come una persona, uno di loro, non come un calciatore professionista. Un giorno mi piacerebbe allenare il Milan, sarebbe un sogno”.
Oggi uno dei massimi dirigenti rossoneri è Paolo Maldini, altro ex compagno di cui Sheva ha un ricordo incredibile: “Un grande capitano e una persona per bene. Sono stato fortunato ad avere lui e altri campioni come compagni al Milan. La prima volta che lo affrontai in Nazionale pensai: ‘ma è un mostro, è impossibile da superare!’. Paolo da calciatore era impressionante”.
Sul rapporto col presidente Silvio Berlusconi: “Un’altra grande persona. Gli piacqui subito perché mi disse che ero il calciatore perfetto: non avevo la barba, non avevo strani tagli di capelli. Il look era importante. Mi concesse la sua villa negli USA in vacanza: aveva promesso di prestarmela se avessi fatto 25 reti. Quell’anno ne feci 24 ma fu molto gentile lo stesso”.
Infine un ricordo amaro, la notte di Istanbul: “Ho avuto gli incubi, non riuscivo a dormire e mi svegliavo all’improvviso durante la notte. E’ stata dura superare quella partita”.