Intervista a Mino Raiola dalla Spagna, con l’agente che si è espresso su diverse tematiche del calcio e del mercato internazionale.
Lunga intervista concessa oggi da Mino Raiola al quotidiano spagnolo AS. Il noto e discusso agente ha parlato di moltissimi temi d’attuali, come il calciomercato internazionale. Ma anche di varie controversie che hanno fatto discutere di recente.
Tra gli argomenti anche il rapporto con Zlatan Ibrahimovic, forse il suo assistito di maggior spessore e di vecchia data. L’attaccante del Milan, come ammesso da Raiola, ha fallito in carriera soltanto nell’esperienza al Barcellona. Ma per un motivo certo.
“I calciatori fanno parte di un settore molto complicato – ha detto l’agente – Pensa a Ibrahimovic quando è andato al Barcellona. Un grande colpo, ma fa parte della vita se le cose non vanno sempre bene. Guardiola? Lo stimo ma non lo conosco personalmente. Non mi è piaciuto proprio come ha trattato Zlatan”.
Raiola avrebbe voluto portare Ibrahimovic al Real Madrid: “Se fosse andato al Real, Ibra lì sarebbe ancora titolare e leader. La loro storia si basa sul talento, sui grandi campioni come Di Stefano, Puskak, Ronaldo o Benzema. Sarebbe stato ideale per Ibra. Il Barcellona invece punta sulla filosofia, sul comportamento. Per questo Messi non è mai andato via”.
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Nella chiacchierata con AS, Raiola non ha menzionato il futuro di Gianluigi Donnarumma, di cui si parla molto spesso in ambito Milan. Ma si è soffermato in particolar modo sulla Superlega. Un progetto al momento sospeso che però convince il procuratore.
“Ho sempre portato avanti battaglie contro la FIFA – ha detto Raiola – Ma ho un’idea diversa sulla Superlega. La approvo, ma l’errore è pensare di farla escludendo la Champions League. Perché il Real Madrid non può giocare in Champions League e in Superlega? Sarebbe stato l’esperimento più meraviglioso della storia del calcio. Organizza due tornei e lascia che sia il pubblico a decidere quale preferisce”.
Strano, secondo Raiola, che i tifosi si siano schierati contro: “Sono rimasto incredulo di fronte alle proteste della gente. Hanno bocciato un’idea senza che fosse spiegata bene. Si è parlato della Superlega come di un torneo chiuso, solo per pochi. Ma non sarebbe un obbligo: se la vuoi vedere bene, sennò non paghi e non la guardi”.
Sullo scetticismo delle leghe nazionali: “Per me sono già le modalità attuali di Champions League e Fair Play Finanziario a creare le differenze. Sono sempre le solite squadre a spartirsi i ricavi. Il sistema ha già delle falle, sta alla UEFA metterle a posto”.