L’intervista esclusiva all’avvocato Felice Raimondo. Facciamo chiarezza su tutti i temi intorno alla Superlega
Siamo nel bel mezzo di un caos. Erano le 00.07 di lunedì notte quando, come qualche testata aveva anticipato qualche ora prima, è arrivato il comunicato ufficiale: è nata la Super League, e fra i 12 club fondatori c’è anche il Milan. La notizia ha avuto subito un impatto fortissimo sulle discussioni social. Presidenti, allenatori, ex calciatori e uomini di governo si sono esposti contro questa iniziativa, ma c’è una buona parte di tifosi (e non solo) che invece l’appoggia. Insomma, due fazioni opposte, come sempre quando si tratta di un evento di questa portata (epocale, in questo caso).
Fra i favorevoli alla Super League c’è anche Felice Raimondo, avvocato e autore di due libri sul diritto sportivo, di cui due incentrati sulle recenti vicissitudini del Milan (“Il Diavolo è nei dettagli”, link amazon per l’acquisto in fondo all’articolo), l’altro invece è interamente dedicato al Fair Play Finanziario, un altro argomento che ha riguardato da vicino il club rossonero. La redazione di MilanLive.it lo ha intervistato per fare un po’ di chiarezza su tutta questa vicenda: dagli errori della UEFA alle possibilità di esclusione dei club partecipanti dai loro rispettivi campionati.
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La Superlega è nata e sembra essere iniziata una guerra del calcio. Domanda secca: favorevole o contrario?
“Sono favorevole perché l’economia mondiale vive un momento molto complicato e la Super Lega può portare subito molta liquidità nel sistema calcio”.
L’UEFA non ci sta, e i motivi sono abbastanza ovvi. Quanto margine di manovra ha per l’esclusione delle squadre dalle altre competizione? C’è realmente il rischio che il Milan non giochi più la Serie A?
“Se la UEFA deciderà di escludere le 12 big dovrà farlo sulla base di motivi che ad oggi per me non esistono. Infatti la creazione di una competizione alternativa non è giuridicamente impossibile, tuttavia se non venisse riconosciuta dalla FIFA logicamente agirebbe al di fuori del perimetro regolamentare internazionale. Una sorta di zona franca dove varranno soltanto le regole che i club si auto-imporranno”.
Ammesso che la Serie A possa davvero escludere le tre big, quali sarebbero le ripercussioni economiche e giuridiche?
“Anche in tal caso, in presenza di una revoca dell’affiliazione, le ripercussioni giuridiche sarebbero quelle di un immediato ricorso presso la Giunta Nazionale del CONI, che si pronuncia entro 60 giorni dal ricevimento del ricorso. Tuttavia per la revoca dell’affiliazione occorrono gravi infrazioni dell’ordimamento sportivo e dei suoi principi fondamentali, cosa che attualmente per me non sussiste. Da un punto di vista economico e sportivo, invece, il danno sarebbe maggiore per gli altri 17 club, perché una Serie A senza le 3 big varrebbe molto meno. Ed inoltre le emittenti TV vorrebbero ridiscutere i contratti appena sottoscritti (penso a DAZN)”.
Quali sono stati, secondo Lei, gli errori commessi dalla UEFA che hanno portato poi questi top club ad accelerare il progetto Superlega (che è in cantiere da un bel po’)?.
“A mio parere l’errore più evidente si chiama Fair Play Finanziario, almeno nel modo in cui è stato creato e si è poi sviluppato. Un meccanismo che possiede scopi nobili, ossia ridurre i debiti, ma che nella sostanza non ha fatto altro che cristallizzare lo status quo di coloro i quali avevano già un’ottima situazione finanziaria al momento della nascita del FFP, ossia dieci anni fa. Regolamento che, inoltre, possiede delle lacune perché consente di sistemare i bilanci utilizzando strategemmi quali sponsor da parti correlate e plusvalenze. Infatti negli ultimi 10 anni hanno vinto quasi sempre gli stessi club che avevano la forza o l’abilità finanziaria per superare il FFP”.
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Nell’intervista a El Chiringuito Florentino Perez ha parlato in modo abbastanza chiaro. La situazione economica dei grandi club è davvero così disastrosa? Mi ha colpito particolarmente il concetto che “entro il 2024 saremo morti”.
“Il futuro lo conosce soltanto Dio, tuttavia bisogna fare qualcosa per rilanciare l’economia calcistica che è davvero al collasso. Basti pensare che Barcellona e Real – tra le tante – hanno perso centinaia di milioni ed in pochi mesi economicamene hanno fatto un salto indietro di molti anni. Quindi posso comprendere il discorso di Perez. Mi sembra chiaro che il programma della UEFA non ha soddisfatto i 12 club fondatori della Super Lega che quindi si sono rimboccati le maniche ed hanno preso l’iniziativa”.
Un altro punto interessante è stato il Salary Cap. Crede sia realmente possibile applicare questa regola nel calcio? Potrebbe essere una mossa anche per bloccare la crescita sempre più forte dei grandi agenti (e le loro richieste sulle commissioni)?
“Il Salary Cup se ben strutturato può essere un meccanismo che incentiva i club a razionalizzare le risorse e quindi a spendere bene più che tanto. Per quanto riguarda le commissioni agli agenti, parliamo di compensi legittimi ma che vanno calmierati perché soprattutto in questo momento i soldi devono restare nel sistema calcio e non vanno dispersi al di fuori di esso”.
La Superlega quindi fa sul serio, tanto che la JP Morgan ha fatto sapere che la finanzierà con un bel po’ di soldi. Secondo Lei ci sono già stati dei contatti per i diritti tv? Sky ha perso la Serie A e potrebbe essere particolarmente interessata…
“Non so nulla al riguardo ma credo che Sky possa essere interessata visto che ha perso i diritti del massimo campionato italiano. Forse una perdita meno grave del previsto, considerata la nascita della neonata Super Lega”.
Dopo tutte le notizie uscite ieri, crede che ci sia ancora la possibilità di un dialogo fra UEFA e Superlega per arrivare ad un accordo?
“Credo che sia interesse di tutti sedersi attorno ad un tavolo e trovare un accordo. Proprio com’è stato fatto in passato con l’Eurolega di Basket. Il motivo è molto semplice. Non è possibile fermare la libertà di associazione, di impresa e di stabilimento, principi fondamentali della UE e comuni a tutte le principali democrazie. La FIFA e la UEFA devono prenderne atto e cercare di trovare un compromesso. Un calcio dove possano esistere anche competizioni create da terze parti, che ovviamente devono però accettare regolamenti e condizioni degli enti sportivi internazionali. Concessioni reciproche, insomma. Ma il processo ormai mi sembra irreversibile”.