In Parma-Milan si è vista una difesa a tre in fase di possesso. Fondamentale la posizione di Kalulu e quella di Theo Hernandez.
Stefano Pioli ha dato un’identità molto chiara dal punto di vista tattico al Milan. Dopo alcuni esperimenti nei primi mesi di lavoro, l’allenatore ha trovato la quadra – e quindi la svolta post lockdown – con il 4-2-3-1 e un’impostazione molto precisa. Nel frattempo è passato un anno e alcune situazioni sono cambiate. Tutto ciò sempre in base all’avversario, alla disponibilità di uomini e alle fasi del match.
Ieri, un po’ a sorpresa, il mister ha scelto Kalulu e non Dalot (in piena condizione fisica, tanto da aver ottenuto elogi per l’impegno dato). Insieme al francese, Kjaer e Tomori centrali e il solito Theo Hernandez a sinistra, apparso un po’ spento nelle ultime uscite. Perché questa decisione? L’ex Lione dà maggiori garanzie in fase difensiva, e infatti Pioli, nella fase di estrema emergenza durante l’anno, lo ha schierato da difensore centrale, nonostante lui si sia presentato a Milanello come terzino destro. Evidentemente, l’allenatore ha visto in lui qualità di un certo livello da centrale. Su tutte, la rapidità e la fisicità (per certi tratti è molto simile a Tomori).
Le sue caratteristiche sono importanti perché consentono all’allenatore di lavorare su varianti difensive, proprio come accaduto ieri contro il Parma. Come riportato da Calcio Datato su Twitter, ieri il Milan in fase di possesso era chiaramente schierato con una difesa a tre: Theo Hernandez avanzava fino a diventare un esterno di centrocampo o addirittura l’ala, mentre dall’altra parte proprio Kalulu restava bloccato e stingeva la sua posizione. In questo modo, con Alexis Saeleamaekers dall’altra parte libero di avanzare, Pioli ha creato ampiezza di gioco e nuove soluzioni di passaggio.
In fase di non possesso, invece, solita linea a quattro con Theo Hernandez nel suo ruolo di terzino sinistro. Questo tipo di soluzione, oltre all’ampiezza, crea anche una concreta possibilità di arrivare ad una superiorità numerica. Se Theo avanza e fa l’ala, a quel punto Rebic diventa una vera e propria seconda punta insieme a Ibrahimovic.
Tutto quello lo riassume il primo gol: l’azione si sviluppa a destra con Calhanoglu, Bennacer trova Ibrahimovic – che arretra per far catturare l’attenzione su di sé – che fa una grandissima giocata e trova… Rebic, perfetto nell’inserirsi da punta e poi a trovare la porta. L’altra opzione disponibile di passaggio per Ibra era proprio Theo, in posizione da ala (come si vede nell’immagine sopra). Un gol che nasce proprio dal comportamento della difesa e dallo sviluppo dell’azione.