Adriano Galliani ha vinto la sua personale battaglia contro il Covid 19 e racconta l’esperienza della malattia in una lunga intervista.
Il Milan da anni non è gestito dal duo Galliani-Berlusconi, tuttavia i tifosi del Diavolo ricordano con nostalgia e affetto uno degli staff dirigenziali più vincenti del calcio. Adriano Galliani ha salutato il Milan nel 2017, quando il club fu venduto alla cordata diretta da Li Yonghong.
Il Condor è rimasto nel cuore dei pubblico rossonero per la sua abilità nel calciomercato e per le sue esultanze indimenticabili, la sua faccia durante la gara scudetto contro il Perugia nel 1999 fa ancora scuola. Ma soprattutto l’ex AD ha portato a Milanello alcuni dei migliori calciatori della storia del Calcio: Van Basten, Gullit, Rijkaard, Weah, Baggio, Shevchenko, Inzaghi, Rui Costa e Kakà sono solo alcuni dei fenomeni portati da Galliani alla corte del Diavolo.
L’ex AD rossonero, ed ora amministratore delegato del Monza, è stato vittima del Covid 19, un’esperienza che fortunatamente il dirigente nativo di Monza è riuscito a superare. Galliani dopo qualche giorni ha trovato le forze di raccontare la sua esperienza con in virus.
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Galliani: “Ho temuto di morire”
Dopo dieci giorni di terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano, Adriano Galliani è tornato a sorridere dopo le sue dimissioni dalla struttura. Il Covid è solo l’ultimo degli avversari battuti dal Condor, sicuramente il più difficile della sua vita. Malgrado i 76 anni, che lo rendevano un soggetto a rischio, Galliani ha resistito al virus ed è potuto tornare ad abbracciare i suoi cari.
L’ex dirigente rossonero ha concesso una lunga intervista al Corriere della Sera. Ecco le sue parole:
“Ho perso dieci chili e ho avuto paura di morire. In questi casi capisci che la salute e la cosa più importante e casa mia in questo momento è meglio di qualunque albergo di lusso. Berlusconi è stato molto preoccupato per me, mi ha scritto ogni giorno”.
Galliani parla della terapia intensiva:
“Sono stato in terapia intensiva dal 7 al 17 marzo e sono stati i giorni più lunghi della mia vita. Per me è stato un incubo, non vedeva nulla se non il muro dinnanzi a me perché non ci sono finestre e neanche il bagno. Per me è stata dura perché soffro di claustrofobia. La mia fortuna è che gli infermieri sono stati meravigliosi, ho trovato molta umanità. Ho anche perso dieci chili, non riuscivo proprio a mangiare”.