Il Manchester United è l’avversario del Milan agli ottavi di finale di Europa League. Come gioca la squadra di Solskjaer, modulo e formazione tipo
L’urna di Nyon ha dato il suo verdetto. Il Milan affronterà la squadra più forte di tutte agli ottavi di Europa League: il Manchester United. Un sorteggio molto sfortunato per la squadra di Stefano Pioli, che sta attraversando il momento più difficile dell’ultimo anno. Una sfida quindi che arriva nel momento meno opportuno. I rossoneri infatti hanno iniziato malissimo questo 2021: in campionato viene da due sconfitte contro Spezia e Inter, mentre in Europa ha superato i sedicesimi senza mai vincere contro la Stella Rossa. Dall’altra parte invece i Red Devils sono una macchina: al momento sono secondi in Premier League e hanno passato in scioltezza il turno precedente contro la Real Sociedad. Insomma, per il Milan l’accesso ai quarti è una vera e propria impresa.
Come detto prima, il Manchester Unitied è una squadra che si sta ritrovando grazie al lavoro di Solskjaer e ad un parco calciatori straordinario. Anche loro, pochi anni fa, hanno avviato un nuovo corso puntando molto sui giovani, alcuni di questi provenienti dal proprio vivaio: Rashford, Greenwood e James i casi lampanti, altri invece sono arrivati per fior fior di milioni. Perché lo United ha una disponibilità economica immensa: in questi anni ha speso tantissimo, ma solo quest’anno sta finalmente trovando continuità di risultati e di gioco. Ricordiamo che i Red Devils hanno vinto l’Europa League nel 2017 con José Mourinho e Zlatan Ibrahimovic (infortunato) in rosa. Per lo svedese sarà un ritorno al passato, con la speranza di prendersi una bella soddisfazione, ma sarà difficilissimo. Ora però vediamo come gioca il Manchester United, il modulo, la formazione tipo, l’allenatore e la stella.
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Manchester United, chi è l’allenatore
Nel dicembre del 2018, dopo una serie di risultati pessimi, la società decise di sollevare dall’incarico José Mourinho. L’idea era quella di prendere un allenatore top, come Zidane o Pochettino; entrambi però avevano dato disponibilità per fine anno. Serviva quindi un traghettatore in una stagione che sembrava ormai compromessa, così arrivò Ole Guunnar Solskjaer, uno che dalle parti di Manchester ha lasciato qualche buon ricordo. Fino a quel momento aveva avuto una carriera da allenatore breve e senza exploit, quindi c’era molto pessimismo. Invece lo United, con lui alla guida, fece subito benissimo, tanto da convincere il club a confermarlo: una scelta che ha portato i suoi frutti.
Solskjaer infatti è riuscito a fare ciò che Mourinho e altri predecessori (dal dopo Ferguson) non erano riusciti: ha creato un base solida, forte e di grande talento, ha puntato forte sui giovani e sui talenti provenienti dal proprio vivaio. Il boom di Rashford è il caso più lampante, poi gli inserimenti di Greenwood e James. Gli altri invece sono arrivati dal calciomercato per fior fior di milioni (Wan-Bissaka, Maguire, Alex Telles). Solskjaer ha unito i calciatori che aveva a disposizione coi nuovi e ha messo su una struttura tattica e tecnica davvero di altissima qualità. Un lavoro, il suo, riconosciuto a livello europeo e i risultati di quest’anno sono una soddisfazione importante. Chiaramente l’obiettivo di un club come il Manchester United è di fare molto di più: di vincere la Premier e giocare la Champions, ma sono traguardi a portata di mano.
Modulo e formazione tipo
Solskjaer ha costruito il suo Manchester United sul 4-2-3-1, uno dei moduli più utilizzati a livello europeo – tant’è che è la base anche del Milan di Pioli. L’obiettivo è quello di controllare la partita, ma è una squadra pericolosissima quando aspettare e riparte, sfruttando la velocità dei due esterni e la bravura di Bruno Fernandes nel diventare praticamente una punta aggiunta. La vera forza della sua formazione è la rosa lunghissima e una possibilità di scelta davvero incredibile: basti pensare che in attacco il ballottaggio è fra Martial e Cavani, ma la stessa situazione si verifica anche negli altri reparti. L’unico davvero è intoccabile è, come detto, Bruno Fernandes, la vera stella di questa squadra.
In mezzo al campo l’intensità di Fred e la fisicità di McTominay, ma spesso Solskjaer inserisce Nemanja Matic: il lavoro fatto da lui in mezzo al campo è superbo, dà equilibrio e soprattutto è l’uomo di esperienza della rosa. Un regista, nel vero senso della parola. Senza dimenticare Paul Pogba, anche lui impiegato in quel ruolo: il rapporto fra calciatore e società è però ai minimi termini causa rinnovo di contratto, probabile quindi l’addio in estate (e si parla di un possibile ritorno alla Juve).
Il punto debole, se così si può definire, è una difesa che concede e nemmeno poco. In Premier League, infatti, i Red Devils hanno subito 32 reti, è il numero più alto delle prime cinque della classifica. Il Manchester City, che è primo, ne ha presi soltanto 15. Ecco, a proposito di City, la formazione di Guardiola è nota a tutti per la spettacolarità del proprio calcio soprattutto in zona offensiva, ma lo United in campionato ha segnato di più: 50 contro 53. Un dato semplice ma che riassume tutto: Solskjaer concede qualcosa dietro, ma in avanti è micidiale. Ed è proprio questo che Pioli dovrà curare con più attenzione possibile: evitare di prendere gol e provare a punire l’avversario in contropiede. Questo il Milan lo sa fare: come detto, capita una partita simile nel momento meno opportuno, ma è un’occasione importante per affermarsi definitivamente.
FORMAZIONE MANCHESTER UNITED:
(4-2-3-1): De Gea; Wan-Bissaka, Maguire (Bailly), Lindelof, Alex Telles (Shaw); Fred, McTominay (Matic); Greenwood, Bruno Fernandes, Rashford (James); Martial (Cavani).
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La stella
Lo abbiamo citato prima perché è il fulcro di tutto il Manchester United: è Bruno Fernandes la stella di questa squadra. Non è definito solo il calciatore più decisivo della Premier League, ma di tutta Europa. In effetti, il salto di qualità si è verificato dal suo arrivo in poi, nell’estate del 2020, per la bellezza di 70 milioni dallo Sporting Lisbona. Da lì in poi è iniziata una nuova storia per i Red Devils, che hanno letteralmente cambiato marcia. Tra l’altro l’ex Udinese è diventato talmente importante che Solskjaer lo ha fatto capitano insieme a Maguire, un altro che è allo United relativamente da poco. Perché il portoghese non è solo tecnica: è un leader a tutti gli effetti, e i numeri sono tutti dalla sua parte.
Quest’anno, da centrocampista, ha collezionato 15 reti: qualcuno lo accusava di segnare solo su rigore, ma in realtà è incredibile la varietà del repertorio. Perché si inserisce, tira con entrambi i piedi, è spettacolare sulle punizioni, è rapace dell’area di rigore come un vero centravanti. Insomma, possiamo definirlo tranquillamente il calciatore più completo di tutta Europa. E chi l’avrebbe mai detto: non troppo anni fa lo avevamo in Italia – al Novara, alla Sampdoria e all’Udinese -, adesso è fra i migliori centrocampisti al mondo, se non il migliore sotto certi punti di vista. Il pericolo numero uno è lui: Pioli preparerà sicuramente un trattamento speciale, sperando che Kessie, Tonali e Bennacer siano nelle condizioni migliori per poterlo neutralizzare.