Sarà una sfida davvero accesa ed irripetibile quella di oggi a San Siro tra Milan ed Inter: tutto sul derby che vale lo scudetto.
La primissima speranza è che sia una bella partita, combattuta ma senza scenate, scontri e duelli da Far West.
Ma è chiaro che il derby di oggi tra Milan e Inter possa significare molto di più di una semplice gara da tre punti, per tantissimi motivi.
In primis per la classifica, visto che dopo una decina d’anni le due milanesi sono in lotta per lo Scudetto, in testa distanziate di un solo punto.
Ma anche per le tante rivalità cittadine e per dimenticare le scenate viste nell’ultimo confronto diretto, quello del 26 gennaio in Coppa Italia.
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Oggi la Gazzetta dello Sport si è soffermata sui duelli, gli scontri diretti all’interno di questo attesissimo Milan-Inter.
Il primo non poteva che essere quello fra i due colossi: Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku. Un duello a distanza sempre affascinante, perché si tratta di due centravanti fenomenali, con età e caratteristiche diverse ma entrambi con numeri da leader.
C’è grande attesa per il loro incontro dopo la furiosa lite dell’ultimo derby, che ha scaturito persino un’indagine federale. Ma sono i numeri ad interessare di più: Lukaku vanta una percentuale realizzativa da 28,57%, mentre Ibra è fermo a 24,56% in stagione. Ma il milanista è una sentenza nei derby: già 8 reti segnate all’Inter.
Tutto da vivere lo scontro sulla fascia tra Theo Hernandez e Achraf Hakimi, considerati all’unanimità i terzini più brillanti e decisivi del campionato. Non a caso sono tra i leader per le occasioni create in Serie A: il rossonero ne vanta ben 25, meglio ha fatto il marocchino salito fino a 29.
Da non sottovalutare la sfida a colpi di fantasia tra Hakan Calhanoglu e Christian Eriksen. Il turco è ormai pienamente recuperato, il danese ha convinto Conte a dargli fiducia. Due trequartisti che possono accendere il derby con la loro classe. La maggior parte delle azioni di Milan e Inter passa dai loro piedi.
Infine l’inevitabile duello tra panchine: da una parte Stefano Pioli, lavoratore quieto e concentrato. Dall’altra Antonio Conte, inesauribile e rumoroso. Due modi diversi di fare e vivere il calcio, con un obiettivo unico: vincere il derby e volare in solitaria verso il titolo. Prevarrà il Pioli psicologo o il Conte che sa giocare sui difetti altrui?