Ha indossato la maglia del Milan in una stagione tormentata poi ha vinto tutto con il Manchester United. Ora il calcio è solo un ricordo per Jesper Blomqvist
C’era un tempo, gli anni ’90, in cui il Milan acquistava spesso calciatori che avevano ben figurato contro i rossoneri da avversari. Celebri i casi di Weah arrivato dal PSG dopo una splendida semifinale di Coppa Campioni, di Papin e Desailly acquistati dagli acerrimi rivali dell’Olympique Marsiglia o di Dugarry “impressionante” in un doppio confronto di Coppa Uefa con il Bordeaux in cui militava anche un certo Zidane.
Oltre a questi calciatori già affermati prima del loro approdo in rossonero, il Milan ne prese anche un altro che aveva sfidato varie volte in Europa ovvero Jesper Blomqvist, acquistato nel novembre 1996 per 4.5 miliardi, dagli svedesi del Goteborg, affrontati varie volte in Coppa Campioni.
Blomqvist arriva al Milan in una stagione tra le più difficili della storia rossonera con la staffetta Tabarez-Arrigo Sacchi in panchina, quest’ultimo tornato dalla Nazionale e protagonista, suo malgrado, di una indimenticabile eliminazione in Champions contro il Rosenborg. Blomqvist va ad aggiungersi a un organico ancora molto competitivo con i vari Weah, Baggio, Savicevic, Baresi, Maldini, Desailly ma non funziona nulla in quell’anno e il Milan chiude all’undicesimo posto, il peggior posizionamento in campionato nell’era Berlusconi.
Blomqvist, ovviamente, non riesce a imporsi nonostante Sacchi gli conceda un discreto spazio. Solo 19 presenze e un gol al Bologna nell’unica stagione al Milan prima del passaggio al Parma dove gioca con maggiore continuità prima del sorprendente acquisto da parte del Manchester United. Lo svedese arriva in una squadra di campioni (Schmeichel, Beckham, Giggs, Cole, Yorke, Keane) dove vince tutto, una Champions, 3 Premier League, una Coppa Intercontinentale e una FA Cup. Sir Alex Fergusono lo schiera da titolare nella mitica finale di Champions del 1999 contro il Bayern Monaco al Camp Nou che i Red Devils vincono 2-1 con due gol nel recupero di Solskjaer e Sheringham, quest’ultimo subentrato proprio allo svedese.
Terminata l’esperienza allo United nel 2001, Blomqvist resta in Premier dove milita con Everton e Charlton prima del ritorno in patria. La sua carriera da calciatore si chiude all’Hammarby nel 2010, club con il quale ha avuto anche l’unica esperienza da allenatore. Dopo l’addio al calcio, Jesper ha ottenuto altri successi personali. Come ? Ve lo raccontiamo di seguito.
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L’esperienza in Italia, benché poco proficua professionalmente, è servita verosimilmente a Blomqvist per apprezzare il buon cibo nostrano. L’ex calciatore rossonero, infatti, è diventato un brillante imprenditore nel settore della ristorazione con l’apertura della Pizzeria “450° gradi” a Lidingö, città di circa 50mila abitanti situata nei pressi di Stoccolma.
Tra ingredienti di prima scelta e nuove creazioni, Blomqvist si cimenta personalmente nell’attività di pizzaiolo. E’ stato lui stesso a raccontarlo in una recente intervista al settimanale Sportweek: “Ho fatto l’allenatore, il commentatore ma nessuna cosa era giusta per me“, spiega Jesper. Poi l’incontro con la cucina: “Ho fatto corsi e imparato anche a fare il caffè come si deve..”
Una formazione da autodidatta quella di Blomqvist coronata da un riconoscimento importante. La sua pizzeria, infatti, è stata inserita, recentemente, da Gambero Rosso tra le migliori 50 d’Europa. Un traguardo pazzesco del quale l’ex calciatore condivide il “merito” con Carlo Ancelotti: “Era un maestro. Prima delle partite (con il Parma) portava la squadra al ristorante o a mangiare la pizza. Forse è nato tutto da lì..”
Da timido e impacciato “Bacco svedese” a imprenditore tra i più apprezzati nel suo Paese e in Europa. Bravo, davvero, Jesper..