Si ritroveranno domani pomeriggio a Bologna Ibrahimovic e Mihajlovic, grandi amici dentro e fuori dai campi di gioco.
A proposito di risse, nel calcio italiano c’è un grande rapporto di amicizia che nacque proprio da un incredibile scontro sul campo.
Si tratta di quello tra Zlatan Ibrahimovic e Sinisa Mihajlovic. Due personaggi dal carattere di ferro, entrambi di provenienza slava e con la leadership nel sangue.
Tra loro tutto cominciò male: testa a testa violento in un lontano Inter-Juventus, che sfociò in tre giornate di squalifica per Ibra.
Oggi i due sono grandi amici, dentro e fuori dal campo. Ma sono molti i retroscena che li hanno portati ad avere l’ottimo rapporto odierno.
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Oggi la Gazzetta dello Sport ricostruisce i passaggi dell’amicizia tra Ibra e Sinisa, che si trovarono per la prima volta assieme all’Inter.
Ibrahimovic non voleva andare in nerazzurro, proprio per gli strascichi della rissa con Mihajlovic. Ma l’apertura del serbo, all’epoca vice-allenatore di Mancini, fece sbocciare la stima reciproca.
Un rapporto ruvido ma sincero e molto forte. Perché quando due anime così battagliere si incontrano non possono non stimarsi ed apprezzarsi a vicenda.
Ibra ha raccontato di recente della sua vicinanza a Mihajlovic dopo la malattia di quest’ultimo: “Quando venni a sapere della sua malattia non sapevo quando era il momento per chiamarlo. Volevo dargli tutta la mia forza. Non riuscivo ad esprimere le parole giuste e stavo male. Quando poi ci siamo sentiti, beh, è stato Sinisa a dare la forza a me, invece del contrario”.
E quel retroscena sul possibile passaggio al Bologna: “Il Bologna ha fatto tutto per portarmi là, ma il mio discorso era che non sapevo se smettere o andare avanti. Gli dissi che se fossi venuto sarei andato a Bologna gratis, perché sarei andato lì per Sinisa. Poi però scelsi il Milan”.
Al miele anche le parole di Mihajlovic per descrivere Ibra: “I difensori che giocano contro Ibra non lo attaccano, lo lasciano. Hanno paura. E’ come se lui giocasse contro i bambini. Quando abbiamo giocato noi (Bologna, ndr) contro il Milan, ho detto ai miei difensori “Andate ad attaccarlo, stategli addosso”. Poi ho visto che uno andava di qua e l’altro di là: alla fine ci ha fatto due gol”.