Al Milan, la maglia numero 9 scelta da Mandzukic ha una storia particolare nel nuovo millennio. “Colpa” di Pippo Inzaghi
Sfatare il tabù della maglia numero 9. Questa l’altra missione che attende Mario Mandzukic, oltre a quella di supportare il Milan nella lotta Scudetto o per la Champions. Appena il croato ha comunicato la sua scelta di optare per il 9, i tifosi rossoneri hanno avuto un brivido. Quella maglia, infatti, ha una sorta di maledizione da quando, nel 2011, Filippo Inzaghi l’ha indossata per l’ultima volta nella partita di addio contro il Novara a San Siro. Da allora, infatti, gli attaccanti del Milan con il 9 dietro le spalle hanno avuto – tutti – un rendimento non certo indimenticabile.
Di seguito, li ricordiamo tutti con la speranza che Mandzukic riesca finalmente ad invertire una tendenza consolidata nell’ultimo decennio.
Il primo ad ereditare la maglia di Inzaghi è stato Pato. Dopo aver lasciato il 7, il brasiliano la indossa nella prima parte della stagione 2012-13 per sei mesi (con 2 gol) prima dell’arrivo di Balotelli, scaturito anche per la cessione del Papero al Corinthians. Quel Milan, allenato ancora da Allegri, riesce a raggiungere la qualificazione in Champions League, imponendosi nel preliminare contro il PSV. Ottenuto il passaggio ai gironi, i rossoneri acquistano dalla Juventus un altro numero 9 decisamente deludente, Alessandro Matri. Sei mesi per lui al Milan con un gol solo all’attivo prima del passaggio in prestito alla Fiorentina. Uno score, quello di Matri, peggiore tra tutti quelli degli “eredi” di Inzaghi.
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Matri ha lasciato il Milan quasi in concomitanza con l’esonero di Allegri e l’arrivo di Seedorf sulla panchina rossonera. Dura sei mesi l’esperienza di Clarence da tecnico. A subentrargli è proprio Filippo Inzaghi, cui Galliani regala nell’estate 2014 un numero 9 di livello europeo, Fernando Torres preso in prestito dal Chelsea. Alla prima da titolare, El Nino, segna un fantastico gol di testa a Empoli. Le buone premesse però si esauriscono subito. Anche Torres resta solo sei mesi al Milan e, a gennaio, torna all’Atletico Madrid, sempre in prestito, con il placet del Chelsea.
Ad ereditare la sua maglia è il suo sostituto, Mattia Destro, acquistato nel gennaio 2015, a titolo temporaneo dalla Roma dopo il blitz con tanto di citofanata leggendaria di Galliani all’abitazione dell’attaccante nella Capitale. Destro arriva in un Milan in grande difficoltà insieme ad altri 3 acquisti, Paletta, Bocchetti e Antonelli. Per Destro solo 3 gol in rossonero con la stagione che si chiude ingloriosamente con l’esonero di Inzaghi e il suo ritorno in giallorosso prima dell’approdo a Bologna.
A subentrare a Inzaghi sulla panchina del Milan è Sinisa Mihajlovic. Nell’estate 2015, i rossoneri tornano a investire pesantemente sul mercato con gli acquisti di Romagnoli, Bertolacci, Bacca bomber di Europa League con il Siviglia e Luiz Adriano, reduce da una scorpacciata di gol in Champions con lo Shakthar Donetsk. E’ proprio il brasiliano a prendersi la 9 ma, al pari dei precedessori, in un anno e mezzo segna appena 6 gol prima di passare allo Spartak Mosca.
Dopo l’esonero di Mihajlovic e la breve parentesi Brocchi, tocca a Montella provare a risollevare le sorti di una squadra reduce da annate pessime. Luiz Adriano, ancora in rossonero, cambia maglia nell’estate 2016 e cede la 9 al nuovo arrivato Lapadula, forte di una fantastica stagione al Pescara in Serie B. La grande volontà e l’impegno in campo sono apprezzati dai tifosi nonostante i soli 8 gol in 29 presenze nell’unica stagione in rossonero di Lapadula, culminata con la conquista della Supercoppa Italiana nella finale di Doha contro la Juve, nella quale, peraltro, l’attaccante sbaglia un penalty nella serie dei rigori che ha assegnato il trofeo.
Lapadula è una delle “vittime” della rifondazione tentata dall’effimera proprietà cinese. Fassone e Mirabelli lo cedono al Genoa e al suo posto prendono, strapagandolo, André Silva dal Porto nell’estate 2017. 40 milioni simbolo di un vero flop quelli spesi per il portoghese che, già dalle prime partite, viene superato nelle preferenze di Montella da Cutrone. Complici anche avversari non certo irreprensibili, André Silva segna 8 gol in Europa League ma solo 2 in campionato prima di essere ceduto, dopo il Mondiale 2018, al Siviglia.
La maledizione del 9 sembrava giunta al capolinea con l’acquisto di Higuain, “esubero” della Juventus rinforzata, a luglio 2018, dal super colpo Cristiano Ronaldo. Il Pipita approda in rossonero, con Gattuso in panchina, con 111 gol all’attivo tra Napoli e Juve. Le premesse sono ottime. A inizio campionato l’argentino sembra il solito bomber ma, dopo il rigore sbagliato con la Juve e l’espulsione per proteste, si spegne, perde motivazioni, fa arrabbiare Gattuso e se ne va a gennaio ’19 in prestito al Chelsea. Inglorioso l’addio con lo spezzone di partita giocato nella finale di Supercoppa di Gedda contro la Juve.
La maglia numero 9 resta scoperta per poco. Higuain viene sostituto da Piatek. Il brillante inizio di campionato con il Genoa favorisce l’investimento di 40 milioni sul polacco, voluto da Leonardo. I primi sei mesi in rossonero di Piatek sono soddisfacenti. Segna una fantastica doppietta con il Napoli all’esordio in Coppa Italia e un’altra nell’1-3 di Bergamo con l’Atalanta. La Curva gli dedica un coro ma il Pistolero e i suoi falliscono per un soffio l’obiettivo quarto posto, superati di appena un punto dall’Inter. Gattuso lascia e al suo posto arriva Giampaolo. Saranno sei mesi durissimi per il polacco che soffre il pessimo rendimento della squadra. Segna 3 gol, di cui uno solo su azione contro il Lecce. Un ulteriore gol alla Spal in Coppa Italia è l’ultimo prima dell’addio. Passa all’Hertha Berlino. A un anno di distanza, poco è cambiato..