Mario Mandzukic, carriera e curiosità sull’attaccante a un passo dal Milan

Da suggestione a realtà. Mario Mandzukic è molto vicino al trasferimento del Milan. Conosciamo meglio l’attaccante croato 

Mario Mandzukic al Milan
Mario Mandzukic (Getty)

Da nemico giurato ad alleato in una stagione sorprendente e finora d’alta classifica. Possiamo riassumere così alquanto sinteticamente la parabola di Mario Mandzukic che da idolo dei tifosi della Juventus e autore di non pochi gol contro il Milan in campionato è davvero a un passo dal trasferimento rossonero, un epilogo decisamente sorprendente e inaspettato fino a pochi giorni fa.

Con Mandzukic, condizione fisica da verificare a parte, il Milan si garantisce un attaccante di esperienza internazionale, un leader carismatico in campo e fuori che, nelle squadre in cui ha militato ha sempre lasciato una traccia e soprattutto vittorie, quelle che mancano al club rossonero da ormai troppo tempo.

Gli inizi in Croazia

Classe 1986, Mandzukic comincia la propria carriera professionistica nel Marsonia. Il primo trasferimento importante, nel 2005, all’NK Zagabria, uno dei club della capitale croata dove si mette in mostra con 17 gol in 60 partite tra campionato e coppa nazionale. Inevitabile, quasi, l’ingaggio, nel 2007 da parte della Dinamo Zagabria che  paga un milione e mezzo per il suo cartellino.

Alla Dinamo, Mandzukic milita tre anni fino al 2010. Ingaggiato come sostituto del brasiliano Eduardo, acquistato dall’Arsenal, l’attaccante segna 63 gol in 128 presenze tra competizioni nazionali e coppe europee. Notevole il palmares in patria con 3 scudetti di fila, 4 Supercoppe di Croazia, 2 Coppe Nazionali e il primo posto nella classifica cannonieri nel 2008-09 con 16 gol.

Mario Mandzukic accordo stipendio
Mario Mandzukic (©Getty Images)

In Bundesliga: Wolfsburg e Bayern Monaco

Nell’estate 2010, Mandzukic passa al Wolfsburg, in Bundesliga dove esordisce in agosto nella sconfitta contro il Bayern in trasferta. Ai Lupi deve fronteggiare la concorrenza di Edin Dzeko in avanti. Cambia tre allenatori nel primo anno, McLaren, Littbraski e Magath. Quest’ultimo lo valorizza e lo rende titolare dopo il trasferimento dello stesso Dzeko al Manchester City nel gennaio 2011. Poche comunque le soddisfazioni nei due anni di Wolfsburg con uno score comunque di tutto rispetto, 20 gol in 60 partite, che gli vale l’ingaggio da parte del Bayern Monaco.

Il Bayern lo acquista dopo l’Europeo del 2012. Inizialmente designato come riserva di Mario Gomez, Mandzukic scala rapidamente le gerarchie e si impone con Jupp Heynckes in panchina. Nel 2012-13, con i bavaresi ottiene il triplete con la Bundesliga, la Coppa di Germania e la Champions League. Suo il gol del vantaggio bavarese nella finale di Londra del maggio 2013 contro il Borussia Dortmund vinta 1-2 con la zampata decisiva di Robben.

A fine stagione, Heynckes (per sua scelta personale) viene sostituito da Pep Guardiola, scelto dal Bayern dopo il periodo sabbatico post Barcellona. Nonostante altre vittorie (Bundes, Mondiale per Club, Supercoppa Europea e Coppa di Germania) nella stagione 2013-14, il rapporto con Guardiola, fautore del Tiki Taka, non decolla. Il croato chiude l’esperienza bavarese con 48 gol in 88 partite. Nell’estate 2014, complice anche l’ingaggio di Lewandowski, passa all’Atletico Madrid.

All’Atletico Madrid

I Colchoneros lo pagano 22 milioni. Si fa subito notare Mandzukic con un altro gol decisivo nella finale di Supercoppa di Spagna di agosto contro il Real Madrid. Un’altra vittoria dunque in una stagione che si chiude senza altri successi (20 gol in 43 presenze totali). A fine stagione, dopo un infortunio alla caviglia, Mandzukic e l’Atletico Madrid decidono di separarsi. Ci prova anche il Milan ad acquistarlo ma alla fine a spuntarla è la Juventus  

I trionfi con la Juventus

Mandzukic è stato uno dei tanti, importanti, colpi di mercato messi a segno da Marotta e Paratici. In bianconero, con Allegri, in panchina vive una vera e propria epopea. I tifosi, per i quali diventa un idolo assoluto, iniziano ad amarlo già in occasione dell’esordio ufficiale, l’8 agosto 2015, con il gol segnato nel 2-0 alla Lazio in Supercoppa Italiana.

Smaltito l’infortunio subito all’esordio in campionato con l’Udinese (si ferisce dopo uno scontro su un cartellone pubblicitario), Mandzukic contribuisce nella stagione 2015-16 alla conquista del quinto scudetto consecutivo e alla vittoria in Coppa Italia con il Milan in finale (1-0 gol di Morata).

Mandzukic Milan
Mario Mandzukic (Getty Images)

Nell’estate 2016 arriva Higuain e Mandzukic cambia ruolo spostandosi all’occorrenza da prima punta a esterno. Regala una piccola gioia al Milan, sbagliando il rigore nella serie di penalty della finale di Supercoppa Europa a Doha  ma si riprende subito. Arrivano un altro Scudetto e un’altra Coppa Italia, successi replicati anche nella stagione 2016-17 nella quale Mandzukic trascina la Juve anche alla finale di Champions, persa a Cardiff contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, nella quale segna uno splendido gol in rovesciata per il provvisorio 1-1.

Con la Juventus vince altri due Scudetti (2017-18; 2018-19), un’altra Coppa Italia e una Supercoppa Italiana (nel 2019 a Gedda contro il Milan sebbene non schierato). Proprio nel 2019, inizia la sua parabola discendente in bianconero. L’arrivo di Ronaldo ne oscura le prestazioni poi, a fine stagione, l’avvicendamento Allegri-Sarri segna, di fatto, il suo addio. Con l’ex Napoli che gli preferisce il suo pupillo Higuain, Mandzukic non gioca mai, finisce in pratica fuori rosa e nell’inverno 2020 passa all’ Al Duhail dopo 162 presenze, 44 gol totali e ben 9 trofei.

Con la Nazionale Croata

Mandzukic è stato uno degli uomini simboli della nazionale croata nell’ultimo decennio. Dall’esordio nel 2007 contro la Macedonia alla finale dei Mondiali 2018 con la Francia ha totalizzato 33 gol (secondo di sempre) in 88 presenze. Con la maglia a scacchi ha disputato 2 campionati Europei (2012-2016) e due edizioni dei Mondiali (2014-2018). Nell’ultima, in Russia, un suo gol contro l’Inghilterra in semifinale, regala la finale alla Croazia, sconfitta 4-2 dalla Francia. Anche nello sfortunato epilogo della kermesse, Mandzukic va a segno. Suo il gol della bandiera sul 4-1, propiziato da un errore del portiere Lloris.

Mandzukic o Pavoletti
Mario Mandzukic (©Getty Images)

Le curiosità su Mandzukic

Da piccolo, Mandzukic ha vissuto in Germania dopo la fuga dei genitori dalla Guerra d’Indipendenza Croata del 1992. Al termine del conflitto torna in patria e da lì inizia la propria carriera calcistica che lo avvia al professionismo.

Ha la passione per i tatuaggi e le fotografie senza maglia a petto nudo lo confermano ampiamente.

E’ stato capocannoniere agli Europei del 2012, nei quali ha segnato un gol all’Italia nella fase a gironi. Prestazioni quelle che gli valsero l’ingaggio da parte del Bayern Monaco

Fu protagonista di un episodio molto discusso con la maglia del Bayern. Dopo un gol al Norimberga ha esultato con il saluto romano, un gesto in omaggio a due generali croati assolti dal Tribunale Internazionale dell’Aia dall’accusa di crimini contro l’umanità per la Guerra nei Balcani. “Il saluto era l’espressione di una mia emozione personale”, così si è giustificato Mandzukic travolto dalle polemiche.

Un infortunio davvero bizzarro ha condizionato l’inizio dell’esperienza con la Juve. Nel match d’esordio in campionato perso allo Stadium contro l’Udinese, Mandzukic va a sbattere contro un cartellone pubblicitario e si ferisce al gomito. La ferita sembra di poco conto ma si infetta e lo costringe a una pesante cura antibiotica prima del rientro. “Ero disperato – ha rivelato Mandzukic – il dolore è continuato per mesi e non vedevo via di uscita.”

In occasione dei Mondiali 2018 ha regalato un maxi schermo (e una fornitura di birre) agli abitanti della sua città natale, Slavonski Brod, per assistere alle partite.

Non ha avuto un buon rapporto con Guardiola al Bayern. Parole pesanti le sue nei confronti del tecnico catalano: “Mi ha mancato di rispetto dopo tutto quello che ho dato al Bayern. Non voleva che vincessi il titolo da capocannoniere. Un caffè con lui ? Non accadrà mai.” Una caratteristica in comune con Ibrahimovic, anche lui ai ferri corti con Guardiola al Barcellona.

Ha la fama di duro in campo. Numerosi gli scontri (e le provocazioni) con gli avversari. Un ex compagno al Bayern, Jan Kirchoff, ha parlato del suo atteggiamento: “Allenarsi con Mario significava dolore. Cercava sempre il contatto fisico e non accettava mai di perdere. Anche durante il torello entrava in tackle su tutti ..Ti puniva fisicamente …”

Idolo indiscusso dei tifosi della Juventus che gli hanno dedicato gigantografie e coreografie in curva, un “privilegio” riservato davvero a pochi.

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