Interessante intervista a Geoffrey Moncada, capo dell’area scouting del Milan, sulle strategie di mercato dei rossoneri.
Se c’è una cosa che il Milan negli ultimi anni pare aver sviluppato bene, con impegno e costanza, è certamente l’area scouting.
Tra i piani della proprietà Elliott Management c’è proprio quello di rendere il Milan una società forte sul mercato dei giovani, andando a visionare e scovare talenti internazionali sulla cresta dell’onda.
Il massimo esponente di questo settore è Geoffrey Moncada, giovane talent-scout monegasco che sta lavorando alacremente per il futuro del club.
Intervistato nel contenitore Podcast Prolongation del giornalista francese Johann Crochet, Moncada ha svelato diversi retroscena e piani di lavoro del Milan.
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Moncada: tutto su Maldini ed il progetto Milan
La chiacchierata è iniziata spiegando proprio il suo lavoro nel Milan: “Un tempo il Milan era un club enorme, mondiale, ricco. Non avevano bisogno di un forte reparto scouting, perché riuscivano a prendere i giocatori migliori dei rispettivi continenti. Elliott ha voluto puntare su questo ambito, quindi abbiamo deciso di creare due cose: l’area scouting e l’area ‘dati’. L’uno lavora con l’altro ogni giorno. Lo scout scova il giocatore interessante, poi si vanno a leggere dati e numeri per conoscerlo meglio”.
Sul rapporto con Paolo Maldini: “Lavoriamo in sinergia. Maldini è il Milan, ama questo club, ha passione. E’ importante averlo come riferimento per ogni giovane calciatore che arriva. Lui è lì, pronto a spronarlo, a chiedergli il massimo impegno, a far capire che il Milan è un club enorme. Io lo ascolto sempre, se mi dice di puntare su un ragazzo di talento. Ha esperienza e conosce bene l’ambiente”.
Come si individuano i talenti: “Il Milan non aveva la reputazione di far giocare molto i giovani. Vogliamo cambiare le cose e stiamo lavorando bene in questo senso. Quando scegliamo un talento non lo facciamo tanto per, bensì valutiamo diversi parametri. Se lo ingaggiamo è per farlo diventare un titolare, non per considerarlo solo un calciatore di prospettiva”.
Theo Hernandez e gli altri colpi targati Moncada
Tra i migliori acquisti del Milan recente c’è Theo Hernandez. Moncada ha parlato dell’operazione e delle qualità del terzino: “Lo conoscevamo dai tempi dell’Under 17 francese e dalle giovanili dell’Atletico Madrid. E’ stato un lungo lavoro osservarlo e poi prenderlo. Abbiamo capito di poterlo ingaggiare viste le sue difficoltà nel Real, Maldini in questo senso ha lavorato benissimo. Theo è un treno, sa arare tutta la fascia sinistra. Nel calcio di oggi i terzini sono così e anche noi vogliamo giocatori di questo tipo”.
Sul colpo d’esperienza Simon Kjaer: “Un’operazione azzeccata, anche se all’inizio erano tutti scettici. Ci serviva un difensore, Elliott ci disse che potevamo spendere poco. Cercammo sul mercato italiano e ci venne in mente il nome di Kjaer. All’Atalanta lo avevamo osservato, giocava bene ma molto poco, come Ibanez che oggi è un titolare della Roma. Abbiamo fatto anche delle valutazioni sui suoi problemi fisici. Il costo (2,5 milioni) è basso, così come il suo ingaggio. E’ un leader, mi ricorda quando al Monaco prendemmo Ricardo Carvalho e ci diede una grande mano per esperienza e carattere”.
Su Jens-Petter Hauge: “Me lo avevano segnalato da mesi, ma durante il lock-down non si poteva viaggiare. Poi venne la partita Milan-Bodo/Glimt, fu un colpo di fulmine. Decidemmo subito di prenderlo, sono stati bravi i nostri dirigenti a parlare subito con il club norvegese. Hauge è un talento puro, mi è subito piaciuto, lavora bene con i più grande e cresce con serenità alle spalle di Ibra o Rebic. E’ stata un’operazione economica, ma è impressionante il numero di club che ce lo hanno chiesto in prestito, almeno 20!”.
Infine su Rafael Leao: “Lo conoscevamo ai tempi dello Sporting Lisbona, giocò una Youth League pazzesca come trequartista. Sapevamo che poteva migliorare e può farlo ancora oggi, deve segnare di più e crescere fisicamente. Durante il difficile periodo di Giampaolo si era comunque contraddistinto. Poi era un po’ sparito, con l’arrivo di Ibra e gli infortuni. Pioli gli sta facendo capire cosa vuole da lui, che movimenti deve fare. Le prestazioni contro Inter e Roma confermano il suo talento, sa fare la differenza”.