Come cambia la squadra di Pioli quando affronta i match in Europa League. Un Milan leggermente diverso da quello classico.
Il cammino del Milan, tra campionato e coppe, sembra essere univoco e diretto. La strategia della squadra di Stefano Pioli appare convincente e ben riconoscibile in ogni gara disputata.
Ma il match di ieri sera a Lille, secondo l’analisi della Gazzetta dello Sport, ha evidenziato l’anima più europea della formazione rossonera.
Nonostante il pareggio un po’ sofferto, si è visto un Milan sfrontato, che ha privilegiato la sfera tecnica da quella fisica e muscolare.
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La versione internazionale del Milan punta dunque più alla costruzione che all’interdizione. Lo si è potuto vedere a Lille con l’idea del “doppio play“, ovvero schierare assieme Bennacer e Tonali in cabina di regia.
Due metronomi, con caratteristiche sicuramente diverse, atti però più a costruire gioco che a distruggere. Non a caso Franck Kessie, il mediano più muscolare in rosa, è rimasto a riposare in panchina.
Un’idea che forse prende spunto dal Real Madrid di Carlo Ancelotti, che vinse la decima Champions League puntando sulla qualità di Modric e Kroos, schierati come unici due mediani alle spalle dei fantasisti.
Milan più tecnico e raffinato, anche se vanno oliati alcuni meccanismi. Ma anche più giovane: ieri i rossoneri erano la terza formazione più ‘verde’ dell’Europa League, con un’età media di 23 anni e 360 giorni.
Ieri sono scesi in campo elementi come Gabbia, Dalot, Tonali e Hauge. Tutti giovani talenti che costituiscono il Milan del futuro, ma con un’attenzione massima già al presente dei rossoneri.
Indicazioni che faranno piacere alla proprietà Elliott, la quale ha sempre fatto sapere di ambire alla costruzione di un Milan di prospettiva, investendo più sul talento e meno sull’esperienza.