Costacurta: “Milan, manca Berlusconi. Che serate con Maldini e Dugarry”

Alessandro Costacurta ha raccontato alcuni aneddoti della sua lunga carriera al Milan. Certci decisamente divertenti con altri colleghi coinvolti.

Costacurta racconta retroscena Milan
Alessandro Costacurta (©Getty Images)

Alessandro Costacurta ha tanto da raccontare della sua esperienza al Milan, durata dal 1979 fino al 2006. In mezzo ci sono state numerose vittorie e molti episodi interessanti.

L’ex difensore è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso della tramissione “I Lunatici” ed è partito parlando del suo rapporto con la notte: «Da giovane era buono, adesso non so cosa sia. L’età mi ha allontanato parecchio, ma vent’anni fa ero quasi un esperto e ora conosco meglio un’altra parte del giorno. Quando giocavo alcune notte servivano per rilassarsi e stemperare la tensione, anche se per i professionisti deve essere soprattutto riposo. Paolo Maldini era il mio compagno di merende, andavamo in discoteca senza bere e fumare. Altri hanno esagerato bevendo e fumando, quindi quando si alzavano la mattina non erano perfetta forma».

Costacurta racconta che un po’ di svago c’era quando era calciatore, seppur ciò non abbia mai compromesso il suo rendimento in campo. Cita il nome di un collega attivo nella vita notturna: «Dico Nicola Berti, è un mio amico e faceva delle feste meravigliose. Ci si lasciava un pochino andare. Una festa da ricordare? Una a Saint-Tropez con Dugarry, Zidane, Henry e altri. Dugarry giocava nel Milan ed era il re della notte nella Costa Azzurra».

Billy racconta che aveva una grande passione per il basket e ci giocava fino a quando aveva 13 anni: «Mi ritrovai a scegliere tra basket e calcio. Il Milan mi scelse dopo una partita contro la mia squadra di allora e quindi optai per lasciare la pallacanestro. Mi voleva uno dei settori giovanili più prestigiosi d’Europa e potevo rimanere vicino a casa. Milanello è vicino a Gallarate, si incastrò tutto perfettamente».

Costacurta ricorda anche un aneddoto particolare: «La mia prima convocazione per andare ad allenarmi con il Milan mi arrivò per l’8 agosto 1980. Avrei dovuto prendere il treno per andare a Milano e il 2 agosto c’era stata la più grande strage in una stazione ferroviaria italiana a Bologna. Mia madre fu costretta a fare una scelta difficile e fu coraggiosa, ancora oggi la ringrazio per avermi dato il permesso».

Altro aneddoto curioso: «Arrivando a scuola con la borsa del Milan conquistavo le ragazze con una facilità impressionante. Fu un grande vantaggio giocare in rossonero, perché tirava molto».

Al Milan lui, Paolo Maldini, Franco Baresi e Mauro Tassotti hanno composto una difesa quasi imperforabile: «Abbiamo fatto quel percorso grazie a Sacchi – spiega -. Il tempo usato per perfezionare gli automatismi non fu facile all’inizio perché non eravamo abituati. Lui sembrava un pazzo scatenato, non sapevamo fosse un genio o un pazzo. Non fu facile accettare quel tipo di allenamento, però dopo qualche settimana capimmo il perché di quel lavoro pesante».

Si passa al rapporto tra Marco van Basten e Sacchi: «Si capiva che non c’era grandissima sintonia tra loro. Van Basten pensava che la squadra potesse volare anche senza la rigidità di Sacchi, ma forse è l’unico a pensarla così. Noi italiani pensavamo che fosse proprio grazie ad Arrigo che quel Milan fu indicato come la squadra più forte di tutti i tempi. Senza di lui probabilmente non sarebbe avvenuto».

Successivamente si parla del Mondiale di USA 1994: «Persi la finale per aver preso l’ammonizione in semifinale su Stoichkov, che faceva simulazioni incredibili. Quando vidi l’allenamento di Roberto Baggio, che ci aveva portato fino a lì, capii che non avremmo vinto contro il Brasile perché non stava praticamente in piedi. La squadra era preoccupata e anche Sacchi.».

Il rapporto con Fabio Capello era molto speciale: «Quando morì mio padre nel 1983, lui era il mio allenatore nel settore giovanile. Fu più di un allenatore per me, prese il posto di mio padre e lo ringrazio sempre. Mi aiutò tantissimo, se sono riuscito a superare delle difficoltà e ad arrivare è anche grazie a lui. Fu bravissimo nelle motivazioni e nelle scelte dei giocatori, sapeva gestire bene l’attesa delle partite e le partite stesse».

Il più forte compagno di squadra con cui ha giocato? Costacurta risponde: «Ho giocato con 14 Palloni d’Oro. Devo dire Van Basten, che arrivò da noi a 23 anni e giocava con una caviglia sola e ha vinto tre Palloni d’Oro. Ho giocato pure con Ronaldo, l’avversario più difficile da marcare in tutta la mia carriera ma che non era quello degli inizi all’Inter».

Cosa manca al Milan? Billy la pensa così: «Lui guardava la lista dei palloni d’oro e li andava a comprare. Sarò sempre riconoscente a Berlusconi, anche se ho criticato il suo ingresso in politica. Ho criticato spesso i suoi alleati di Governo, una volta parlai bene di Veltroni e Berlusconi si infastidì».

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