Massimiliano Mirabelli viene nuovamente interpellato sullo scenario attuale in casa Milan. Parole positive per Paolo Maldini, Stefano Pioli e i giocatori.
Massimiliano Mirabelli torna a parlare del Milan. A distanza di due anni dall’addio al club, voluto dalla nuova proprietà Elliott, è ancora senza squadra.
Nell’intervista concessa al quotidiano Tuttosport, l’ex direttore sportivo del Milan è tornato a commentare il suo licenziamento: «Fossi stato al posto di Elliott, avrei fatto la stessa cosa. Quando in una società si insedia un nuovo proprietario, questi ha il diritto di scegliere i collaboratori che ritiene più opportuni».
Ora al Milan c’è Paolo Maldini a capo dell’area tecnica e Mirabelli condivide le scelte fatte di recente: «Sta lavorando molto bene. Faccio i miei complimenti a tutti e sono lieto che il club sia tornato sui suoi passi, confermando Stefano e non pensando più a Rangnick. Pioli ha guadagnato sul campo il diritto di continuare ad allenare il Milan».
L’ex dirigente rossonero auspica un nuovo rinnovo del contratto per Gianluigi Donnarumma ed è contento di averlo fatto firmare nel 2017: «Sono convinto che il Milan e Donnarumma faranno ogni sforzo per continuare insieme lungo una strada che sarà lastricata di successi. Dico che vale 100 milioni e non esagero. Sono felice di essere stato io, tre anni fa, a convincerlo a rimanere in rossonero. Diciamo che questo è stato il più bel regalo che potessi fare al Milan».
Mirabelli è orgoglioso anche di vedere rivalutati due giocatori come Hakan Calhanoglu e Franck Kessie, presi da lui nell’estate 2017 e finalmente convincenti con Pioli: «Calhanoglu è stato un colpo di cui vado fiero. Ero certo che avrebbe sfondato: in Pioli ha trovato l’allenatore ad hoc per valorizzare le sue qualità. E poi c’è Kessie, tornato sui livelli dell’Atalanta che ci indussero ad acquistarne il cartellino».
Il dirigente calabrese è anche convinto che Zlatan Ibrahimovic debba essere confermato dal Milan: «Sì, senza dubbio. Lo svedese è il leader che alla squadra mancava da quando si è ritirata la generazione dei Nesta, dei Gattuso».
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