Zero dialogo tra Ante Rebic e Marco Giampaolo, dunque difficoltà di inserimento per il croato. Poi exploit da gennaio e anche la soddisfazione particolare contro la Juventus.
I primi mesi di Ante Rebic al Milan sono stati decisamente anonimi. Zero feeling con Marco Giampaolo e all’inizio poco anche con Stefano Pioli. Da gennaio la svolta.
A proposito del primo allenatore che ha avuto in rossonero, l’attaccante croato si è così espresso nell’intervista a Sportweek: «Con Giampaolo non ho mai parlato. Quando a gennaio sono andato a Francoforte per vendere la mia casa e i giornali invece hanno scritto che tornavo all’Eintracht, ho detto: “Voglio fare quattro-cinque partite di fila al Milan. Se le giocherò male, vorrà dire che questo non è il mio livello e sarò il primo a dire che non posso rimanere”. Non volevo andar via senza avere un’occasione. Quando questa è arrivata, l’ho presa».
Rebic è stato bravo a sfruttare le sue chance a inizio anno, facendo vedere di poter essere importante al Milan. È riuscito a fare gol anche alla Juventus, contro la quale ha avuto anche qualche battibecco da lui raccontato.
Queste le parole del numero 18 rossonero: «A un certo punto ho detto qualcosa a Higuain. Non mi piacciono quelli come lui che, grandi e grossi, a ogni contatto restano a terra per tre minuti. Idem Bernardeschi. Anche Ibra prende un sacco di botte ma si rialza subito e senza un lamento. Altri piangono troppo. Insomma, dico qualcosa a Higuain e Szczesny mi fa: “Perdi 2-0, non fare il fenomeno”. Non gli rispondo. Normalmente avrei replicato, perché un’altra cosa che non mi piace è quando mi sottovalutano. Ma stavolta non ho aperto bocca. A Szczesny ho risposto in un altro modo (col gol del 4-2). Questa è la mia forza nella testa: chi mi attacca, mi carica».