Stadio Milan-Inter, appello di Wikimafia: “Trasparenza sugli investitori”

C’è una richiesta di maggiore chiarezza da parte di Wikimafia al Comune di Milano, al Milan e all’Inter sul progetto stadio e il futuro di San Siro.

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(foto Wikimafia)

L’associazione Wikimafia ha deciso di lanciare un appello al sindaco Beppe Sala e al Presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolè per ottenere maggiore trasparenza riguardante progetto stadio di Milan-Inter in zona San Siro. È stata anche attivata una raccolta firme su Change.org.

«Egregio Signor Sindaco, Egregio Presidente,

in queste settimane difficili per la nostra città a causa dell’emergenza sanitaria, è tornata di prepotente attualità la questione del possibile abbattimento o rifunzionalizzazione dello Stadio San Siro, intitolato dal 1980 a Giuseppe Meazza.

Abbiamo deciso di scrivervi, certi della vostra sensibilità sul tema, per esprimere seria preoccupazione e perplessità sulla trasparenza dell’intera operazione immobiliare che ha spinto le società di Milan e Inter a proporre i due progetti di riqualificazione dell’area.

Da cittadini milanesi impegnati nella lotta alla mafia, alla corruzione e all’evasione fiscale, nonché nella promozione della trasparenza nella pubblica amministrazione, giudichiamo in maniera estremamente negativa il fatto che ad oggi Milan e Inter non abbiano ancora risposto alla richiesta, fatta il 4 ottobre 2019 dal Presidente della Commissione Antimafia David Gentili, di dichiarare il proprio titolare effettivo, cioè la o le persone fisiche che possiedono oppure controllano direttamente o indirettamente i due enti con cui l’Amministrazione sta trattando.

Perché tanta reticenza? Di fronte a un intervento di tale importanza dal punto di vista economico, che andrà a modificare l’assetto urbanistico, oltre a trasformare uno dei simboli della nostra città, crediamo non si possa restare a guardare e fare finta di niente. Anche alla luce della fama di “avvoltoio” del fondo Elliott, proprietario del Milan – il cui modus operandi è stato efficacemente descritto dall’economista Marco Ambrogi – quali garanzie ha la città di Milano che non ci troviamo di fronte a investitori interessati alla mera speculazione, che non credono davvero nello sviluppo del nostro territorio? Vi sembra giusto sottoscrivere una concessione, un contratto d’appalto o una convenzione urbanistica, con qualcuno di cui non si conosce l’identità?

Soprattutto: se non conosciamo gli investitori, quale garanzia abbiamo sulla provenienza dei capitali investiti? Il recente scandalo finanziario che ha visto in minima parte coinvolta anche Generali, con i dividendi di alcuni titoli obbligazionari finanziati dai proventi di diverse società, alcune delle quali legate alla ‘ndrangheta, dovrebbe metterci in allarme per tutelare la città, la sua storia e i suoi simboli da eventuali aggressioni di capitali sporchi, considerata l’accertata importanza strategica che Milano ha rivestito e riveste nelle dinamiche criminali legate al riciclaggio internazionale di denaro sporco, messo in luce da diverse inchieste della Direzione Distrettuale Antimafia in questi anni.

Non si possono fare passi indietro. Soprattutto se questo passo indietro riguarda lo Stadio di San Siro, che è uno dei simboli della nostra città, che a ragione si è guadagnato i soprannomi di “Scala del Calcio” e “Tempio del Calcio”, essendo lo stadio più titolato del mondo e il più capiente d’Italia. Senza stare a ripercorrere tutti i riconoscimenti che ha avuto, come il secondo posto nel 2009 nella classifica degli stati più belli del mondo stilata dal Times, è sufficiente ricordare che nella ricerca del 2014 condotta da Camera di Commercio e Università degli Studi di Milano, San Siro è al terzo posto tra le opere più identificative della città, dopo il Duomo e la Triennale. Sullo stesso sito ufficiale, lo Stadio di San Siro è descritto come “una leggenda” del calcio.

Non condividiamo quindi il parere della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia, che lo scorso 20 maggio ha ritenuto l’impianto non meritevole di alcuna tutela (parere sul quale sappiamo sono stati già presentati due ricorsi gerarchici al Ministero dei Beni Culturali, uno da parte dei Verdi-Europa Verde di Milano e l’altro dal Comitato Verde San Siro).

Restiamo contrari all’ipotesi dell’abbattimento di un simbolo della città di Milano, nonché di una vera e propria icona dello sport italiano, anche sulla base di valutazioni strettamente tecniche: il nuovo stadio avrebbe una capienza massima di 60mila posti, quando lo scorso 9 febbraio all’ultimo Derby Milan-Inter hanno assistito 75.817 spettatori, il che significherebbe tagliare fuori da uno dei match di maggior prestigio nel panorama europeo e tra i più noti in quello mondiale una fetta per nulla indifferente di tifosi.

Sarebbe uno strano caso di offerta che non incontra la domanda, nella capitale economica d’Italia: può la recente flessione del numero degli spettatori, per altro già in ripresa, trasformare la riqualificazione di San Siro in un caso unico al mondo di riduzione della capienza rispetto alla costruzione di nuovi impianti, in controtendenza rispetto a quanto fatto dagli altri grandi club europei, che l’hanno raddoppiata o quasi, scommettendo su una visione in grande di se stessi nel medio periodo, come ha sottolineato Antonio Cunazza?

Ed è qui che sorge il sospetto che in realtà l’interesse non sia il rilancio dello sport e del calcio nella nostra città, ma “estrarre valore” dallo Stadio di San Siro allo scopo di “premiare” gli shareholders con i profitti realizzati con l’operazione immobiliare alla base dei due progetti presentati da Milan e Inter. Anche perché l’assunto che ha portato alla decisione di non optare per la ristrutturazione di San Siro, cioè i maggiori costi, viene smentito anche dalla stessa analisi ufficiale dei due club (la ristrutturazione costerebbe circa 510 milioni di euro contro i 650 milioni di euro del nuovo stadio).

Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Sindaco Sala circa la sua contrarietà a concedere indici di edificabilità più che doppi, tuttavia l’accordo trovato con le società di fissare l’indice volumetrico a 0,51, contro lo 0,35 imposto dal Pgt, ci sembra vada anche decisamente in contrasto con la dichiarazione di emergenza ambientale votata dal Consiglio Comunale il 20 maggio 2019.

Per questi motivi, vi chiediamo di essere garanti di noi cittadini su un tema fondamentale come quello della trasparenza sulla provenienza dei capitali che vengono investiti nella nostra città, ma anche della tutela dei simboli identitari di Milano e della sua sostenibilità ambientale.

In attesa di un riscontro da parte vostra, chiediamo a tutti i cittadini sensibili di firmare questo appello e di diffonderlo.

Primi firmatari:

Nando dalla Chiesa
Pierpaolo Farina
Ester Castano
Andrea Bonessa
Marco Griguolo
Guido Fogacci
Fabio Herold
Danila Tricarico
Federica Cavalera
Pasquale Quaglia
Antonia Vadalá
Beatrice Ricci
Laura Incantalupo
Giuseppe Teri
Alessandro Zantedeschi
Elena Grandi
Mariolina De Luca Cardillo

Realtà Aderenti:
Verdi – Europa Verde Milano
Possibile Milano»

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