Cosa è cambiato un girone dopo nel Milan di Stefano Pioli. Modulo, stile di gioco e anche gli uomini.
Da Lecce a Lecce. Era il 9 ottobre del 2019 quando il Milan scelse Stefano Pioli per sostituire l’esonerato Marco Giampaolo. L’esordio a San Siro contro il Lecce non andò benissimo: 1-1 il risultato finale, con gol di Calderoni al 92′.
Sky Sport ha analizzato cosa è cambiato in quanti lunghi mesi. Innanzitutto, il modulo: Pioli si presentò con il 4-3-3 e con Lucas Biglia in cabina di regia. Un sistema di gioco che prevedeva poi il passaggio ad una sorta di 3-4-2-1, uno switch che avevamo già visto anche alla Fiorentina. E lo ha portato avanti per qualche settimana, fino a quando i risultati negativi (e il calciomercato) non lo hanno convinto a cambiare.
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Milan, da Lecce a Lecce: cosa è cambiato
A gennaio è andato via Jesus Suso, che occupava ovviamente la fascia di destra nel 4-3-3 di partenza. E nel frattempo Ismael Bennacer aveva già scalzato Biglia, che non ha più giocato anche a causa di problemi fisici. L’argentino, pilastro nella Lazio di Pioli, andrà via al termine della stagione a zero. Resterà fino ad agosto, poi saluterà.
Con l’addio di Krzysztof Piatek e l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, Pioli ha deciso di passare ad un 4-4-2 che poi diventa 4-2-3-1. Hakan Calhanoglu ha cambiato nuovamente modulo (da ala a mezzala, da mezzala ad esterno, da esterno a trequartista), mentre Rafael Leao ha trovato più spazio al fianco di Ibra. Ma soprattutto c’è stata l’esplosione di Ante Rebic, praticamente un fantasma fino a pochi mesi fa.
E adesso di nuovo il Lecce, e sarà un Milan completamente diverso rispetto al primo di Pioli. Ibrahimovic non ci sarà per infortunio, in difesa Simon Kjaer e non Musacchio, invece Theo Hernandez e Conti (o Calabria) non variano. In mezzo il solito duo africano Bennacer-Kessie, mentre Rebic guiderà l’attacco da unica punta: dietro di lui Calhanoglu, Bonaventura e Paquetà. Fuori ancora Leao, che è rimasto, purtroppo, e per adesso, una meteora.
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