Anche Gian Piero Gasperini ha avuto il coronavirus. Il tecnico dell’Atalanta racconta la sua personalissima esperienza ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
C’è anche Gian Piero Gasperini nell’immensa lista delle 232.664 persone contagiate da inizio emergenza ad oggi in Italia. L’allenatore dell’Atalanta, infatti, anche si è contagiato di Covid-19 e ne ha parlato nel corso di un’intervista a La Gazzetta dello Sport oggi in edicola.
Tutto è iniziato alla vigilia del match col Valencia valido per la Champions League: “Il giorno prima della partita di Valencia stavo male, il pomeriggio della partita peggio. In panchina non avevo una bella faccia. Era il 10 marzo. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l’avessi avuta a 40”.
Una situazione non confortante, considerando che Bergamo, la città più afflitta dell’intera nazione, era già in ginocchio: “Ogni due minuti passava un’ambulanza. Lì vicino c’è un ospedale. Sembrava di essere in guerra. Di notte pensavo: se vado lì dentro, cosa mi succede? Non posso andarmene ora, ho tante cosa da fare… Lo dicevo scherzando, per esorcizzare. Ma lo pensavo davvero”.
Ma fortunatamente i sintomi peggiori sono presto passati. Di fatto il mister non ha dovuto attendere nemmeno una settimana “Sabato 14 ho fatto un allenamento duro come non ricordavo da anni. Un’ora sul tapis-roulant, più di 10 chilometri di corsa. Mi sono sentito bene, forte. Il peggio era passato”.
Ma i segni dell’infezione c’erano ancora, come racconta: “Il giorno dopo Vittorio, chef stellato tifoso della Dea, ci ha fatto arrivare 25 colombe e Dom Perignon del 2008, anno di grazia. Lo assaggio e dico: “Ma questa è acqua…”. Tullio (Gritti, secondo del Gasp) mi guarda storto: “Scherzi? E’ una delizia”. La colomba mi sembrava pane. Avevo perso il gusto. Dieci giorni fa i test sierologici hanno confermato che ho avuto il Covid-19. Ho gli anticorpi, che non vuol dire che ora sono immune”.
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