Ricardo Kakà ha ricordato la vittoria della Champions League nel 2007 con un’intervista da brividi. Ecco le sue dichiarazioni su emozioni e sensazioni.
Intervistato dal Milan, Ricardo Kakà ha ricordato la vittoria della Champions League nel 2007. Dichiarazioni da brividi quelle del brasiliano. Che riportano alla mente ricordi meravigliosi. L’intervista integrale è disponibile sull’app ufficiale del Milan.
Sulle semifinali contro il Manchester United: “Furono due partite spettacolari. A Manchester la ribaltammo con una mia doppietta, il secondo gol lo considero uno dei più belli della mia carriera. Rooney segnò il 3-2 e vinsero loro. Dovevamo vincere il ritorno in casa”.
Il ritorno e la partita perfetta: “Li mettemmo subito sotto pressione. Segnai subito il primo gol, poi Seedorf e Gilardino. Molti la considerano la partita perfetta, in effetti è una delle partite più belle della storia del Milan”.
Sul ritrovare il Liverpool in finale dopo Istanbul: “Era un segno Divino, non era una coincidenza. Non mi piace definirla una vendetta, è troppo. Era qualcosa di meraviglioso, di magico”.
Sulle differenze con il 2005: “La squadra era diversa, non c’era Shevchenko né Crespo. Ma l’ossatura era la stessa. C’erano quasi gli stessi giocatori, ma questa era una finale diversa. C’era la paura che potessero batterci di nuovo, ma fu meraviglioso. Una partita passata alla storia”.
Kaká takes us back to 2007: the semis with United, the magic of Athens and the joy in everyone’s eyes. Exclusively on our official app 🔴⚫https://t.co/k2zluibzhx
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— AC Milan (@acmilan) May 23, 2020
Kakà racconta il primo gol: “Pippo inizia a correre senza guardare la palla. Lui sperava in una respinta del portiere. Pirlo batte e lui sta già correndo per prendere la respinta”.
L’intervallo: “Non ricordo le parole di Ancelotti, ma c’erano indicazioni tattiche. Ci disse “Mancano solo 45 minuti”, quello ci aiutò mentalmente”.
L’assist per il secondo gol di Pippo: “Eravamo ben messi in campo. Nel secondo gol si può vedere che in attacco c’eravamo solo io e Pippo. Io conosco perfettamente i suoi movimenti. Sapevo già cosa avrebbe fatto. Mi sono preparato per darglielo, fu tutto così preciso. Si allargò per avere più spazio per calciare, è una questione di dettagli”.
Sull’intesa con Inzaghi: “L’intesa con Inzaghi era incredibile. Ma ho avuto grande intesa con tutti gli attaccanti con cui ho giocato. Con Pippo era dovuto a tutto il tempo passato a giocare insieme. Lui era un grande attaccante, spesso imprevedibile. Quello non ti faceva mai capire come calciava”.
Il gol di Kuyt nel finale: “Fu una sensazione terribile. I fantasmi del 2005 tornarono, fu una guerra di nervi. Quella sensazione di “Oh no, di nuovo” mi condizionava. Il morale era basso. Ci pensai subito appena segnarono. Abbiamo stretto i denti. Quella partita è stata una guerra di nervi. Dovevamo tenere duro e alla fine abbiamo festeggiato”.
Sui festeggiamenti: “Tutti avevamo emozioni diverse. Per me era la prima Champions. Pensavi “Finalmente ho conquistato l’Europa”. Ho realizzato un sogno. Per Paolo era la quinta, e i suoi festeggiamenti erano diversi rispetto a chi la vinceva per la prima volta. Fu bellissimo, era la chiusura del cerchio perfetta della nostra squadra: abbiamo fatto la storia ed è stato bellissimo”.
Capocannoniere: “Dire “Io sono stato Campione d’Europa” è molto bello. La vinsi da capocannoniere, anche se il gol non era un mio compito. Sono molto orgoglioso. Non me lo sarei mai aspettato”