Milan, situazione paradossale per Stefano Pioli. Il club rossonero continua a pianificare il futuro, Ralf Rangnick rilascia dichiarazioni e l’addio del tecnico appare ormai certo. Ma c’è ancora una stagione da completare…
Un separato in casa. Così l’edizione odierna di Tuttosport definisce Stefano Pioli. Perché la società – bacchetta il quotidiano -, senza nemmeno aspettare di capire quale sarà la posizione finale del Diavolo, non ha saputo mantenere un minino di riserbo facendo già capire che il prossimo allenatore rossonero sarà Ralf Rangnick.
Così l’allenatore emiliano, già in una posizione tutt’altro che invidiabile data anche la rivoluzione interna, si ritrova ora in una situazione ancor più paradossale. E c’è da chiedersi come potrà affrontare, Covid-19 permettendo, questo finale di campionato con la consapevolezza di essere già fuori dal progetto rossonero.
Milan, Stefano Pioli certo dell’addio
Lo farà di certo con la grande professionalità mostrata finora, ma lo spirito non potrà essere affatto dei migliori. Il tecnico emiliano, probabilmente, si aspettava un altro epilogo. Magari anche fuori dai piani milanisti considerando la lucidità sempre mostrata, ma quanto meno dopo aver avuto almeno una chance concreta.
Invece niente da fare: è tutto già deciso. Fatale, probabilmente, anche l’ultimo k.o. interno col Genoa che ha compromesso definitivamente il sogno Champions. L’ultimissima gara prima dello stop forzato a causa dell’emergenza sanitaria, la quale ha probabilmente spinto la società ad accelerare per una nuova era.
Ma nel frattempo il 54enne ha continuato a fare il suo dovere. E’ stato costantemente in contatto con i suoi giocatori, li ha monitorati quotidianamente nei vari allenamenti domiciliari e ha provato a tenerli motivati in vista di una possibile ripresa a stretto giro ora orientata verosimilmente per il 13 giugno.
A Pioli, al di là di tutto, vanno due grandi meriti. In primis quello di aver dato una chiara identità alla squadra prima col 4-4-2 e poi col definitivo 4-2-3-1, rilanciando in maniera importante un gruppo fino a quel momento spento.
Poi la capacità di valorizzare l’intero organico. Dai neo acquisti come Ismael Bennacer, passando per gli esordienti come Matteo Gabbia e infine anche giocatori fino a quel momento accantonati come Samuel Castillejo. Tutto ciò, tuttavia, non è bastato per evitare un epilogo tanto triste e singolare.
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