Il 13 aprile 2017 Silvio Berlusconi ha venduto il Milan all’imprenditore cinese Yonghong Li. un closing arrivato dopo mesi travagliati e con tanti dubbi.
Il 13 aprile 2017, esattamente tre anni fa, ci fu un passaggio storico per il Milan. Infatti, dopo trentuno anni Silvio Berlusconi ha ufficialmente venduto il club rossonero.
La holding Fininvest ha smesso di essere proprietaria del Diavolo, ceduto alla società Rossoneri Sport Investment Luxembourg rappresentata dal poco conosciuto imprenditore cinese Yonghong Li e dal suo braccio destro David Han Li. Il primo è diventato il nuovo presidente del Milan, mentre l’altro è divenuto direttore esecutivo.
Il passaggio di proprietà ha comportato anche l’addio di Adriano Galliani, amministratore delegato dal febbraio 1986 e sostituito da Marco Fassone. L’ex dirigente di Juventus, Napoli e Inter ha portato in rossonero Massimiliano Mirabelli per il ruolo di direttore sportivo.
Berlusconi aveva garantito che avrebbe lasciato il Milan in buone mani, ma l’esperienza cinese è durata poco più di un anno. Infatti, Yonghong Li ha perso il club a favore del fondo creditore Elliott Management Corporation nel luglio 2018.
Rimangono tanti dubbi sul misterioso imprenditore originario di Huazhou e su tutta l’operazione che lo ha riguardato, date le difficoltà di riuscire a sostenere economicamente un club come quello rossonero. Ricordiamo tutti quanto fu travagliato arrivare al closing, con vari rinvii e i versamenti di più caparre. Senza dimenticare la poca chiarezza su chi fossero i soci di Yonghong Li e quale fosse l’entità del suo patrimonio.
La prima campagna acquisti condotta da Fassone e Mirabelli fu faraonica, con oltre 230 milioni di euro investiti. Tuttavia, ad oggi si può dire che fu un fallimento dato che la maggior parte dei giocatori non ha reso secondo le previsioni. Inoltre, quell’enorme spesa ha peggiorato i conti di un bilancio già costantemente in negativo prima. Scelte che ancora oggi il Milan paga.
Il capitolo Yonghong Li è durato poco, fortunatamente. È stata inizialmente una “bella” illusione, visti gli investimenti fatti e i progetti sbandierati. Un’ubriacatura durata qualche mese, prima di capire che con quella proprietà e con quella dirigenza non ci sarebbe stato futuro.
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