Milan, Jeremy Menez ripercorre i suoi anni italiani. Attualmente in Serie B francese, il fantasista ricorda la sua esperienza in Serie A con particolare riferimento al Diavolo.
Milan, tuffo nel passato italiano per Jeremy Menez. L’ex attaccante rossonero, intervistato da La Gazzetta dello Sport, è tornato sulla sua esperienza in Serie A mostrando non pochi rimpianti per come è andata.
Attualmente in Serie B francese dove ha firmato col Paris FC, il 32enne sa di non aver sfruttato del tutto il suo potenziale: “Potevo fare molto di più, ma non ho lavorato abbastanza. Pensavo bastasse il talento”. Ma una partita in particolare gli è rimasta nel cuore: “Parma-Milan 4-5, in quel gol di tacco c’è tutto Menez”.
Le aspettative erano enormi, giustificate anche dalle sue grandi doti che spesso alimentavano paragoni davvero importanti: “Negli allenamenti – racconta il giocatore – dicevano che ero forte come Kakà, poi in partita avevo qualche pausa. Ero giovane, ma non ho mai sentito la pressione. Questa parola non mi rappresenta”.
Quando invece gli si chiede dove si sia visto il miglior Menez, la risposta è la seguente: “Al Psg e al Milan, stagione 2014-15. Segnai 16 gol da centravanti, un ruolo che non avevo mai fatto. Solo da ragazzino, dribblando criminalità e pistole. Fu un’idea di Inzaghi. Peccato per l’annata storta, ma la colpa non fu solo di Pippo”.
Campionato italiano che oggi segue ancora: “Soprattutto Milan e Roma. Pastore è un amico. Talento puro. Peccato per gli infortuni, ma se sta bene è una garanzia. Poi voglio Mandare un abbraccio a Mihajlovic, tornerà più forte di prima”. Idee chiare, infine, anche su Zlatan Ibrahimovic che il Milan dovrebbe confermare: “Certo, gli avversari lo temono. Resta un fenomeno anche a 38 anni”.
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