Un viaggio nelle maglie più particolari, a livello cromatico e di design, della storia del Milan. Ve le ricordate tutte?
La maglia del Milan è rossonera. Con le strisce verticali più o meno larghe, come la copia originale ideata dal padre fondatore Herbert Kilpin.
Ma nella sua storia, il Milan ha vestito anche alcune strane casacche. In particolare dagli anni ’90 in poi, quando si fecero strada nuovi cromatismi e idee di certo bizzarre dei designer e degli sponsor tecnici.
La redazione di MilanLive.it ha raccolto una carrellata di maglie audaci e particolari, con colorazioni spesso molto lontane da quelle tradizionali. Dei pezzi unici assolutamente da ricordare!
Iniziamo la lista di maglie assurde dalla stagione 1994-95. La squadra di Fabio Capello giocava su tutti i fronti per vincere. E alzò la Supercoppa Uefa nella doppia finale contro l’Arsenal indossando una maglia completamente giallo-canarino, con numeri e bardature rosse. Una strana idea dello sponsor tecnico Lotto, che portò persino fortuna…
Nella stagione seguente, il 1995-96, la Lotto si sbizzarrì. Non solo confermò la terza maglia gialla della precedente annata. Ma creò un pezzo unico: un completo azzurro cielo con bordi rossoneri. Design molto particolare, con cromature sul blu e disegni romboidali bianchi. Una maglia discutibile praticamente mai utilizzata.
Il biennio 1996-1998 fu caratterizzato da un crollo delle ambizioni del Milan di Berlusconi. Zero trofei, tanti cambi in panchina e troppi flop sul mercato. Come la maglia rosso fuoco sempre scelta dalla Lotto come terza casacca stagionale. Mai entrata nel cuore dei tifosi, forse proprio perché indossata in un periodo di magra. Replicata dall’Adidas parzialmente nella stagione 2001-2002, sempre senza grandi elogi.
Facciamo un salto sino al 2013-2014. L’Adidas prova ad accendere i sogni di gloria dei tifosi del Milan con una terza maglia dorata per Balotelli e compagni. Anche questa scelta non proprio fortuna, visto che il suo debutto corrispose con l’inizio di una crisi infinita di risultati del club.
Nel 2014-2015 invece, memori dei recenti Mondiali di Brasile, spuntò una terza maglia stile Seleçao. Giallo chiaro, calzoncini verdi e calzettoni bianchi. Chiaro omaggio alla maglia verdeoro. Peccato che in quell’annata i tre brasiliani della rosa (Kakà, Robinho e Gabriel) fecero le valigie prima dell’inizio del campionato.
Tra il 2015 ed il 2017 toccò al verde entrare tra i cromatismi del Milan. L’Adidas prima fece spuntare un completo verde foresta, abbinato a pantaloncini tricolori (verde-rosso-giallo). Un pugno in un occhio, da ricordare solo per una bella vittoria in Udinese-Milan 2-3.
A seguire si puntò su una t-shirt dal verde ancora più scuro, stile ‘pelle di coccodrillo‘. Originale e più accettabile dal punto di vista cromatico, fu spesso utilizzata da Bonaventura e compagnia durante la stagione 2016-2017.
Chiudiamo con due curiosità riguardanti la maglia del Milan. La prima risale al 25 novembre 1979: i rossoneri sono di scena a Perugia, pronti a scendere in campo con la casacca bianca da trasferta.
Il magazziniere del Milan però dimenticò la cassa con le maglie a Milano. Fu il Perugia stesso a salvare la situazione, prestando ai rivali la terza divisa societaria in color blu scuro. Per la prima volta Bigon e compagni scesero in campo con una maglia senza lo stemma del Diavolo.
L’11 maggio 2008 il Milan era invece di scena a Napoli. Maglia rossonera classica pronta per tutti gli effettivi di mister Ancelotti, tranne che per uno: Khakaber Kaladze.
La divisa numero 4 del georgiano non si trova, forse rubata negli spogliatoi del San Paolo. I rossoneri si ingegnarono per rimediarla: il magazziniere prese la maglia di Paloschi e ci fece stampare sul retro il nome di Kaladze ed il numero quattro, però con il ‘font’ e la grafia delle divise del Napoli. Una particolarità più unica che rara.
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