Stefano Pioli è un allenatore con il futuro ancora tutto da decifrare. E questo particolare momento storico non aiuta le valutazioni generali.
In un momento delicato e particolare come questo, non solo per il calcio ma per tutto il mondo, è difficile fare valutazioni in vista della prossima stagione.
Soprattutto se si parla del destino di Stefano Pioli. L’allenatore del Milan ha il futuro professionale in bilico: al momento sembra avere le stesse percentuali sia per una permanenza in rossonera, sia per un addio a fine campionato.
Come scrive la Gazzetta dello Sport, Pioli è un normalizzatore. Un tecnico che può far bene ad un gruppo in difficoltà, entrare in simbiosi con lo spogliatoio e dare fiducia e chiarezza. Ma potrebbe non bastare per ottenere la conferma.
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Pregi e difetti quelli mostrati da Pioli alla guida del Milan nei sei mesi di lavoro. Come detto ha ridato accenni di anima e di gioco alla squadra, dopo il flop clamoroso di Marco Giampaolo.
Con lui sono sbocciati alcuni calciatori precedentemente anonimi (vedi Rebic, Castillejo e Bennacer), ma altri talenti di prospettiva come Paquetà o Leao sono rimasti ai margini del suo progetto.
Ha uno stipendio da 1,5 milioni a stagione, nettamente sotto il tetto salariale che il Milan intende imporre. E difficilmente sarà propenso a fare richieste esagerate al club sul mercato che verrà.
Ma sono tante le questioni che non convincono il Milan: Pioli ha dimostrato troppa discontinuità nei risultati, è stato incapace a concretizzare il salto di qualità, frenando nei momenti in cui la squadra ne sembrava in grado.
La condizione estrema si chiama Europa: senza la qualificazione alle coppe per il 2020-2021 difficilmente Pioli sarà confermato. Ma, a sorpresa, senza un progetto preciso potrebbe essere lui stesso a togliere il disturbo. Insomma, un enigma da risolvere nei prossimi mesi.
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