Pepe Reina ha rivelato di aver avuto dei sintomi riconducibili al Covid-19. Il portiere di proprietà del Milan ci ha tenuto a dire che oggi la salute delle persone conta più del calcio.
Da gennaio Pepe Reina ha fatto ritorno in Premier League, dove si è trasferito in prestito all’Aston Villa. In attesa di capire se tornerà al Milan a fine stagione, sta vivendo in Inghilterra la nota emergenza Coronavirus.
L’esperto portiere spagnolo in un’intervista concessa a Cadena Cope ha fatto la seguente rivelazione: «La scorsa settimana ho avuto tutti i sintomi del Coronavirus, sono stati giorni difficili in cui ho preso ogni tipo di precauzione. Qui non si fanno i test, a meno che tu non stia molto male e debba andare in ospedale. È come se un camion mi avesse investito, ma ora mi sento benissimo».
Reina ammette di seguire le vicende che capitano in due Paesi ai quali è molto legato, Spagna e Italia: «Seguo ciò che accade sia in Spagna che in Italia. Ci sono persone a me vicine che stanno passano un brutto momento. Quello che mi tocca di più è vedere persone che se ne vanno senza neanche la possibilità di essere salutate per l’ultima volta dalla propria famiglia. Più saremo rigidi e prima tutto passerà. Dobbiamo restare a casa e da questa situazione critica usciremo più uniti».
L’estremo difensore di proprietà del Milan non si preoccupa della ripresa dei campionati e delle coppe: «Il calcio in questo momento passa in secondo piano, adesso è importante la salute delle persone. È difficile pensare di giocare di nuovo. Capisco che ci siano grandi interessi economici in gioco, ma è uguale in tutti i settori e il calcio non è quello più importante».
Reina non gradisce l’idea di disputare partite a porte chiuse, dunque senza tifosi: «Non ha senso giocare senza pubblico, ci se sentiamo più appagati se ci sono persone. Ma deve essere fatto tutto in sicurezza».
Infine lo spagnolo fa una riflessione molto saggia: «Noi calciatori siamo dei privilegiati, per me è facile restare in isolamento. Le persone che hanno veramente i “cojones” sono quelli che vivono in un appartamento di 70 metri quadri con tre bambini, loro sono degli eroi».
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