Coronavirus, arriva la testimonianza di Fabio Cannavaro dalla Cina. L’ex pallone d’oro, attuale tecnico del Guangzhou Evergrande, ha raccontato cosa è successo in come il Paese asiatico ha battuto il Covid-19.
Coronavirus, arriva la testimonianza di Fabio Cannavaro. L’ex pallone d’oro, attuale tecnico del Guangzhou Evergrande, ha raccontato lo scenario attuale nel paese asiatico nel corso di un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
L’ex campione del mondo è rientrato venerdì scorso nel Paese: “Appena arrivato mi hanno sottoposto a tampone, per me è stato il terzo, e misurato la temperatura. Poi ho dovuto firmare un modulo in cui ho dichiarato dove fossi stato nell’ultimo mese e se avessi frequentato persone contagiate”.
Da lì è scattata poi l’inevitabile quarantena per lui: “A quel punto, come capita di fatto a tutti coloro che entrano nel Paese dall’estero, almeno quelli che provengono da luoghi già colpiti dal virus, vieni messo in quarantena per due settimane. Se hai un posto dove stare bene, altrimenti ti ospitano in alberghi attrezzati per garantire l’isolamento”.
Ora è nella casa-residence del club: “Sì, come mio fratello Paolo e il resto dello staff tecnico. Ognuno nel proprio appartamento. Ma non ci manca nulla. C’è un servizio apposito da chiamare per avere a casa cibo e quello che può servirti di generi di prima necessità. Garantito con tutte le precauzioni previste dal protocollo, senza alcun contatto con l’esterno”.
Tuttavia non è un trattamento specifico per i privilegiati. Cannavaro preferisce chiarire questo aspetto: “No. Per chiarezza: questo è quello che accade a tutti coloro che vengono oggi in Cina. Sono servizi organizzati dallo stato. Qui il virus lo hanno debellato, ma conoscendolo meglio di tutti hanno fatto esperienza sugli accorgimenti per evitare che ora rientri dall’estero. Perché oggi l’epicentro della pandemia è in Europa, non più qui”.
Dopo un picco critico la Cina ha finalmente superato l’emergenza: “Già e questo deve essere il messaggio positivo per noi italiani e per il resto del mondo. Si può debellare questo male ma serve severità e una grande organizzazione”. Il tutto facilitato anche dalla dittatura? “Vero fino a un certo punto. Quello cinese è un grande popolo che dobbiamo ammirare. Un miliardo e mezzo di persone hanno capito come dovevano comportarsi per salvarsi”.
L’Italia, secondo Cannavaro, deve tuttavia ancora allinearsi a dovere: “Non si è raggiunto il picco e bisogna resistere e restare concentrati in ogni gesto. Penso all’errore del passato fine settimana, quando migliaia di persone sono scappate dalla Lombardia verso Sud. Io non voglio condannare nessuno, capisco chi voleva tornare dai propri cari, ma è stato un evidente errore”.
Ancora un po’ di pazienza, dunque: “Ora bisognerà aspettare ancora un’altra settimana per capire quante persone nel meridione sono state infettate, e vedere di restare con i nervi saldi finché passerà anche quel picco. Del resto uno dei pochi errori fatti in Cina, quando ancora non si era capito la velocità di propagazione della malattia, è stato quello di far uscire troppa gente da Wuhan. Ecco impariamo da quelle esperienze. Ma ripeto: sono orgoglioso di come si sta comportando l’Italia”.
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