Nuovo San Siro, parla Beppe Dossena. Ex calciatore, è adesso il responsabile delle relazione istituzionale di Sportium candidato per il nuovo impianto sportivo.
Milan, c’è ancora la questione stadio da risolvere. E quanto prima possibilmente per le stesse esigenze di Elliott Management Corporation.
A parlare, quest’oggi, è Beppe Dossena nel suo nuovo incarico di responsabile delle relazione istituzionale di Sportium, una delle due aziende in ballottaggio. L’ex calciatore è tornato sull’argomento nel corso di un’intervista ai microfoni di Tuttosport.
Per il 61enne milanese, per il bene delle tre parti in gioco, bisogna andare oltre il ricordo di San Siro: “Sì, bisogna trovare assolutamente una soluzione. E la soluzione c’è: quella di Massimo – sorride – l’idea dei “Due Anelli” è esteticamente molto bella e affascinante. Anche l’area ne beneficerebbe perché adesso ci sono pochi bar e negozi”.
Secondo l’ex centrocampista, anche gli stessi atleti dovrebbero esporsi in tal senso: “Inter e Milan sono la storia di questo Paese. Non solo la storia di uno stadio. Prima o poi l’Italia deve affrontare il tema dei nuovi stadi. E anche i calciatori dovrebbero far sentire la loro voce. Non è solo una questione di maggiori ricavi economici per i club”.
Bisogna stare al passo coi tempi, altrimenti sarà tutto inutile: “Se lo stadio non è comodo, sempre meno gente andrà a vedere le partite dal vivo. Ormai è un fatto da pionieri: stare due ore al freddo senza avere nessun servizio. Invece sarebbe importante avere posti belli dove mangiare e stare al caldo prima e dopo la partita”.
Il rischio, altrimenti, è che lo schermo possa fagocitare gli stadi: “I calciatori devono farlo capire all’opinione pubblica. Altrimenti tutti guarderanno la partita in tv e si perderà la dimensione sociale del calcio. Senza dimenticare che uno stadio moderno ti carica molto di più rispetto a una struttura obsoleta, fin dall’impatto visivo”.
Dossena fornisce inoltre anche dei suggerimenti su possibili iniziative: “Ad esempio, incontri prima della partita tra tifosi ed ex calciatori della squadra di casa. Ma anche con i giocatori in attività infortunati o squalificati. I giocatori devono capire che è necessario tornare ad aprirsi al pubblico. Altrimenti il calcio perde fascino presso la gente”.
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