Marco van Basten ricorda lo Scudetto 1990 perso dal Milan contro il Napoli e anche l’operazione alla caviglia destra del 1992 che non avrebbe dovuto effettuare.
Marco van Basten è rimasto nei cuori dei tifosi del Milan, che tuttora lo ricordano con grande affetto. Anche chi non ha vissuto la sua epoca si è innamorato di lui osservando successivamente i video delle sue giocate.
Il Cigno di Utrecht è stato un grandissimo centravanti, completo: sapeva calciare bene sia di destro che di sinistro, inoltre era bravo pure di testa e in generale possedeva una grande tecnica. Fisicamente sapeva farsi valere ed era un incubo per le difese avversarie. Quando ha smesso di giocare, più di qualche avversario avrà tirato un sospiro di sollievo pur essendo umanamente e sportivamente dispiaciuto per lui.
Il 21 dicembre 1992 a Saint Moritz (Svizzera) van Basten fu sottoposto all’intervento alla caviglia destra che complicò la sua carriera. Lui parla così a 7, inserto del Corriere della Sera, di quella data: «La fine dei miei sogni. Stavo giocando da Dio, avevo un allenatore che mi piaceva, Fabio Capello. Mi fa male la caviglia, decido di operarmi. L’errore che segna la mia vita. Perché non ho ascoltato i dottori del Milan? Lei non può immaginare quanto l’ho rimpianto. Ogni mattina, per almeno i vent’anni seguenti. Il primo pensiero al risveglio è sempre stato quello. Non mi fidai di loro. Pensavo che stessero parlando nell’interesse della società».
L’ex attaccante ammette di aver commesso un errore decidendo di non seguire le indicazioni dei dottori del Milan. La sua scelta di effettuare quell’intervento chirurgico si è rivelata decisiva per la chiusura anticipata della sua carriera. Un grande peccato. Marco ha il grande rimpianto di aver preso la decisione sbagliata.
Van Basten ha anche avuto modo di parlare dello Scudetto 1990, finito al Napoli ma secondo lui è stato portato via al Milan: «Lo sanno tutti che fu così. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirlo. Prima la sceneggiata di Bergamo, con la moneta in testa ad Alemao e il massaggiatore del Napoli che gli dice di simulare un trauma. Poi la nostra sconfitta a Verona. Una imboscata, con un arbitro come Lo Bello che fece di tutto per farci perdere e fischiò in maniera scandalosa. Un lavoro fatto bene. Da chi? Dal sistema del calcio italiano. Da chi aveva interesse a mandare due squadre in Coppa dei Campioni. Tutti sapevamo che eravamo favoriti per rivincere, aggiungere un’altra squadra conveniva a tutti. Fu una vera porcheria. Ancora oggi mi brucia».