Milan, prima missione riuscita per Stefano Pioli: in attesa del finale di stagione e di un possibile piazzamento europeo, il tecnico ha già valorizzato l’intera rosa come richiesto dal club al momento della firma.
In attesa del finale di stagione e di un possibile piazzamento europeo, Stefano Pioli ha già centrato una richiesta societaria al momento della chiamata: valorizzare l’intera rosa a disposizione.
Un organico, fino a quel momento, accantonato in parte dal suo precedessore Marco Giampaolo. Perché uno dei punti di rottura, oltre agli stessi risultati, era stato anche il mancato utilizzo dei rinforzi estivi a eccezion del solo Theo Hernandez.
80 milioni di euro in panchina. I quali, date le circostanze, rischiavano addirittura di deprezzarsi piuttosto che valorizzarsi. Ma col 54enne emiliano – evidenzia Tuttosport oggi in edicola – la musica è cambiata. Merito della sua personalissima cura e del 4-2-3-1 finale che ha valorizzato completamente i tanti interpreti.
Perché Pioli, piuttosto che imporsi con un suo schema rigido, si è adattato ai giocatori a disposizione a Milanello. Ha fatto man mano più tentativi, e da alcuni di loro alla fine ha avuto anche quel miglioramento individuale che ha poi contribuito l’intero Diavolo.
Sono diversi gli esempi a disposizione. Si va dai nuovi acquisti come Ante Rebic, Ismael Bennacer e Theo Hernandez, ma anche da vecchi rossoneri apparentemente in discesa e invece rivitalizzatosi come Samuel Castillejo e Hakan Calhanoglu.
Oltre all’exploit roboante e probabilmente inimmaginabile di Rebic, il caso più evidente di crescita è quello riguardante Bennacer. L’algerino, nonché miglior giocatore dell’ultima Coppa d’Africa, arrivava come un giovane inesperto e invece oggi ha preso il timone di comando della squadra.
E’ lui infatti a essere l’uomo di smistamento della manovra, ma al contempo si sacrifica tanto in fase passiva e spesso ci prova anche con delle incursioni palla al piede. Gli manca solo la conclusione dalla distanza, ma ci sta lavorando.
Continua invece l’evoluzione di Hernandez che prova a migliorare anche in fase difensiva, mentre sono assolutamente rimasti Calhanoglu e Castillejo. Quest’ultimo dà la sensazione di essere quell’esterno equilibratore che serviva da tempo in rossonero, mentre il numero 10 torna finalmente a muoversi nella sua reale zona di competenza dopo quasi tre anni di confino sulla fascia.
Senza poi dimenticare i vari Frank Kessie, Rude Krunic, Matteo Gabbia, Simon Kjaer e Andrea Conti. Al momento restano solo due fuori dal coro: in parte Rafael Leão, per propri demeriti date le chance ottenute, e del tutto un deludente Lucas Paquetá. Ora manca solo la ciliegina sulla torta: l’Europa.
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