Leão, cercasi la svolta: solo così può riprendersi il Milan

Rafael Leão torna un punto interrogativo in casa Milan: adesso, con Ante Rebic e Hakan Calhanoglu davanti nelle gerarchie, ha solo due vie percorribili per riprendersi il Diavolo. 

Paolo Maldini Rafael Leao Zvonimir Boban
Paolo Maldini, Rafael Leao e Zvonimir Boban (Foto AC Milan)

In panchina contro la Juventus e subentrato appena nei 10 minuti finali contro l’Inter. Rafael Leão, l’uomo da 35 milioni di euro, è tornato ad essere un punto interrogativo in casa Milan.

L’avvio super, dunque, è stata solo un’illusione. L’approdo di Zlatan Ibrahimovic, il gol di Cagliari e dimensione finalmente trovata: nulla di reale. Il talento lusitano, piuttosto, si è rivelato fragile e maledettamente acerbo nelle ultime apparizioni.

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Raggiunge picchi altissimi con giocate di alto livelli, ma non riesce a dare continuità né nelle varie prestazioni e nemmeno nei 90 minuti specifici. Ma la cosa principale – nonché limite più grave finora – è che gli manca quella cattiveria agonistica fondamentale in una squadra come il Diavolo. Quell’aspetto famelico tipo di una prima punta.

Il che incide ulteriormente sul suo rendimento, con dei numeri troppo bassi. La rete in Sardegna, infatti, resta l’unica in questo nuovo 2020. Poi tanti passaggi a vuoto prima che le cose cambiassero. Perché il punto è questo: le gerarchie, adesso, si sono nuovamente invertite.

Dopo aver costretto Krzysztof Piatek all’esilio, Leão ha perso il posto a favore di un indomito Ante Rebic. A un passo dall’addio a gennaio, dalla gara con l’Udinese in poi il croato ha risposto a suon di fatti. Con i goal. E soprattutto tanti gol. Ben 5 in sei partite totali per la media di un gol ogni 86 minuti.

Per ritrovare un posto fisso in squadra, l’ex Lilla ha solo due vie percorribili adesso: esprimersi nuovamente da seconda punta ma mostrando una spiccata concretezza in zona goal (ma ora in pole c’è il 4-2-3-1), oppure adattarsi sulla fascia sinistra, ruolo tra l’altro già ricoperto in questa stagione.

Ma dovrà sacrificarsi di più in fase di non possesso ed essere più incisivo sul fronte offensivo. Solo così potrà ritrovare voce in capitolo, considerando che ora sia Rebic che Hakan Calhanoglu gli sono davanti nelle graduatorie. E anche giustamente, confrontando le ultimissime prestazioni.

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