La differenza socio-finanziaria tra nerazzurri e rossoneri ha dell’incredibile. Segno di un club, quello di via Aldo Rossi, in forte ribasso.
Lo spread nella Milano calcistica si alza sempre più. Un problema soprattutto per l’A.C. Milan, come spiegato oggi dalla Gazzetta dello Sport.
Il derby oggi si giocherà in campo, a San Siro. Ma quello che si disputa tutto l’anno a livello di introiti e fatturato sembra ormai premiare di gran lunga l’Inter, gestito dalla società cinese Suning.
Fino a qualche anno fa era il Milan di Silvio Berlusconi a trionfare. Numeri positivi, o quanto meno superiori a quelli dei rivali cittadini che faticavano a risollevarsi con il duo Moratti-Thohir al comando.
Ad oggi non c’è partita. Dalla stagione 2015-2016 l’Inter ha sorpassato il Milan nel fatturato e ormai ha preso il volo. Suning è proprietà ricca e facoltosa, agevolata anche dal ritorno stabile in Champions League. L’Inter è passata dai soli 179 milioni di ricavi del 2015 agli attuali 365 milioni di introiti. Un salto in alto quasi storico.
Al contrario il Milan è in discesa continua. Il record di fatturato del 2012-2013 (264 milioni) è lontanissimo. Successivamente, con il passaggio al fantomatico Yonghong Li e poi al fondo d’investimento Elliott Management, il Milan si è attestato attorno a quota 200. Troppo pochi per competere ad alti livelli, tanto da uscire quest’anno dalla Top-20 europea dei ricavi calcistici.
Una differenza, tra Inter e Milan, che la dice lunga anche sui risultati del campo. Non è un caso se i nerazzurri ormai lottano per lo Scudetto e si possono permettere di acquistare a gennaio gente come Eriksen, Young e Moses. Mentre il Milan, Ibrahimovic a parte, è costretta ad un mercato al risparmio per risollevare le proprie finanze.
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