Lucas Paquetá e il Paris Saint Germain: ecco perché forse sarebbe il caso di pensarci. Un primo anno deludente, un Diavolo in caduta libera sul piano economico e un’occasione forse irripetibile. L’analisi.
Lucas Paquetá come Gonzalo Higuaín. Il rischio ora sembrerebbe addirittura concreto. “Il PSG accelera, trattativa avviata col Milan”. La notizia arriva in concomitanza con lo tsunami di Bergamo. Quasi come a indicare il colpo di grazia ai sogni di gloria e di rinascita di un Milan ormai in ginocchio.
Così può esserci quasi un deja-vù con l’avvento del nuovo anno. Maxi investimento, delusione sul lungo e poi l’addio lampo. E’ durata sei mesi l’avventura in rossonera del Pipita, ora potrebbe durare appena un anno quella del talento brasiliano.
Un giorno sarebbe stato logico tenere botta e proseguire sulla via del sacrificio, ma le cose ora potrebbero essere cambiate. L’opzione migliore, adesso, forse è quella di tirare i remi in barca e guardare in faccia la reale criticità della situazione.
Il Milan stenta, i debiti aumentano e i campioni non arrivano. Di conseguenza, scendendo sempre più giù, i giocatori attuali si deprezzano e diventa sempre più difficile restare a galla e rilanciarsi economicamente. Ecco perché questa volta – qualora proseguisse l’interesse parigino – forse sarebbe il caso di rifletterci bene prima di andare avanti. Perdere una battaglia dolore per vincere la guerra finale. Probabilmente ne vale pena.
Del resto anche l’ultima estate ha dimostrato come il Diavolo abbia ormai pochissimi giocatori con cui monetizzare. Quasi nessuno, considerando anche le specifiche dinamiche dell’ultima sessione estiva. E allora ora più che mai carpe diem. Magari anche perdendoci rispetti ai 35 milioni più bonus estivi – del resto oggi sarebbe impensabile recuperarli tutti – ma registrando comunque un incasso e magari rinnovando il contratto di Giacomo Bonaventura.
L’alchimia con Paquetá non è nata, o comunque non come le parti avrebbero voluto, e il rischio attuale è soltanto di un’involuzione ulteriore. Una caduta libera quindi, fino a sprofondare nel baratro più totale e deprezzarsi ulteriormente.
Nulla nega che insistendo il brasiliano si riprenderebbe il Milan e mostrerebbe le sue qualità, ma da solo non potrebbe mai bastare per sovvertire un tale scenario infernale. E in ogni caso sarebbe un azzardo troppo grande per un Milan già con l’acqua alla gola. Se il club transalpino dovesse mettere sul piatto un’offerta importante – e non tipo quella per Gianluigi Donnarumma in estate – sarebbe il caso di sedersi a parlarne.
Finirebbe con inevitabile amarezza, certo, ma lo si farebbe per un bene superiore data la criticità del momento e punto di non ritorno a 360°. Vendere oggi per sopravvivere domani. E nel frattempo ricostruire, umilmente e intelligentemente. Come non è stato fatto finora.
Anche perché Paquetá, al netto dello sforzo societario, non ha dato nulla al Milan in questo primo anno. 35 milioni di euro più bonus per un solo goal. Poi addirittura la panchina. Quante altre squadre sarebbero pronte a prenderlo oggi? E quante altre in estate se non a un prezzo più che dimezzato rispetto a quanto pagato?
Se il Milan vuole rinascere, non può più aspettare nessuno. Bisogna strappare le radici e ripiantare. Anche a costo di spazzar via fusti che avrebbero dati grandi frutti. Non è il bilancio il primo nemico del Milan, ma il tempo.
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