Dall’Atalanta alla leadership in rossonero: il cammino di Giacomo Bonaventura, campione umile e silenzioso che non ha mai perso le sue qualità.
Dagli esordi con la maglia dell’Atalanta alla leadership ritrovata nel Milan. La carriera di Giacomo Bonaventura è un bel racconto di crescita e professionalità.
Lo scrive oggi la Gazzetta dello Sport, ripercorrendo il passaggio dalla provincia bergamasca alla grande città. Bonaventura, nativo di San Severino Marche, è un vero e proprio unicum nel mondo del calcio. Lascia da parte i titoloni, i tatuaggi, la mondanità.
A Bergamo si è imposto subito come un calciatore di spessore. Umano e non solo. Fa amicizia con tutti, diventa uno dei titolarissimi della squadra. E conosce Federica alla festa promozione dell’Atalanta.
Un’unione positiva e duratura quella tra Jack e la sua compagna, continuata anche nel 2014, quando Bonaventura passa al Milan per 7 milioni di euro. Colpaccio a sorpresa dell’ultima ora targato Adriano Galliani.
Bonaventura si trasferisce nella metropoli, ed in una squadra prestigiosa con ambizione di ripartire. E sa imporsi subito, con i compagni e in campo. E’ sempre uno dei migliori, amato dal pubblico per le qualità tecniche e quell’esprit da ‘non mollare mai’.
Nella vita privata è umile e irreprensibile. Non ama i locali notturni, gradisce la cucina ‘bio’ (scoperta grazie a Montella), ha rapporti di buon vicinato con tutti. Anche con gli ex compagni Montolivo e Abate.
Da Bergamo a Milano una crescita costante. Ma quello che è più apprezzabile è di trovarsi di fronte ad un Bonaventura sempre umile, naturale e senza fronzoli. Uno su cui scommettere a lungo raggio.
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