C’è rabbia e delusione per i due punti persi contro il Sassuolo. In negativo analizziamo la prestazione di Hakan Calhanoglu, in calo rispetto alle ultime uscite.
Il Milan stecca sul più bello, perdendo due punti contro un buon Sassuolo. A San Siro i rossoneri però sono mancati di lucidità, cattiveria e “istinto killer” in zona gol. Un caro-vecchio problema che ci penalizza ancora una volta.
Sin dai primi minuti si è visto un Milan più sofferente del solito nella fase di non possesso, con il Sassuolo che riusciva a trovare sempre i giocatori meglio posizionati. Sul fronte offensivo mancavano idee e voglia di imporsi con continuità. Emerso dall’atteggiamento di alcuni, Hakan Calhanoglu su tutti. Il turco meno mobile del solito in fase di costruzione. Non è riuscito a trovare le giuste misure.
E poi quel problema tiro, che si porta dietro da quando è arrivato al Milan. Gattuso sperava tanto che prima o poi emergessero le sue doti balistiche, e sin qui le ha mostrate in rarissime occasioni. Anche ieri è andato al tiro un paio di volte, centrando la porta ma con precisione mediocre e potenza men che meno. Un calo di rendimento che pesa sulla squadra.
La prestazione di Calhanoglu non è stata all’altezza degli ultimi standard, dove riusciva a creare pericoli ogni volta che duettava con Bonaventura e Theo Hernandez, o si muoveva sulla trequarti. Sarà solo una coincidenza il fatto che nei giorni scorsi il suo agente si era presentato a Casa Milan per chiedere il rinnovo, ma sta di fatto che questo è quanto.
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Pioli e quel cambio Piatek-Leao
L’ingresso di Rafael Leao ha illuminato la partita, o almeno ci ha seriamente provato. Una traversa e un palo colpiti in pochi minuti che ancora gridano vendetta.
E qualche dubbio su quel cambio però c’è, e riguarda proprio la scelta fatta da Stefano Pioli. Ci si aspettava che Krzysztof Piatek restasse in campo, visto che era una partita da vincere. E magari a lasciare il campo per Leao fosse Calhanoglu, non il polacco. Ma con il senno di poi, siamo tutti fenomeni, si sa.
Un pareggio che lascia l’amaro, che sembra un po’ un passo indietro e che continua a far emergere i dannati problemi in zona gol: mancanza di cattiveria e lucidità, due principi che questo Milan speriamo ritrovi sotto l’albero di Natale. O meglio ancora, già a Bergamo contro l’Atalanta.
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