Silvio Berlusconi ricorda la sua esperienza da presidente del Milan, caratterizzata da tanti trionfi assieme a grandi allenatori e campioni assoluti in squadra.
Silvio Berlusconi è stato patron del Milan per 31 anni vincendo la bellezza di 29 trofei. Indimenticabili i successi, soprattutto internazionali, della squadra rossonera.
Nell’aprile 2017 la cessione al cinese Yonghong Li, personaggio che non ha mai completamente convinto e che ha successivamente perso il club, finito nelle mani del fondo americano Elliott Management Corporation. Attualmente l’ex presidente rossonero è proprietario del Monza, che ambisce a portare dalla Serie C alla Serie A.
Il Milan si avvicina a festeggiare i 120 anni di storia ed è stata realizzata un’intervista proprio a Berlusconi. Si parte dall’acquisto del club: «Sono milanista da sempre – ha raccontato – e andavo allo stadio con mio padre. Avevo il Milan nel cuore e per me i giocatori erano degli esempi come combattività, impegno e costanza nel perseguire dei risultati importanti. Quando vidi che il club stava andando male, presi la decisione di entrare in campo e da lì cominciò questa storia che si è rivelata meravigliosa».
L’ex presidente rossonero ricorda di aver subito voluto obiettivi ambiziosi e la squadra costruita riuscì a raggiungerli tutti: «Non fu una scintilla, fu un incendio. Dopo un primo anno nel quale gestimmo la squadra che ci eravamo trovati, abbiamo fatto fatto una campagna acquisti importante e l’ingaggio di Arrigo Sacchi. Trovammo in lui qualcuno che dava garanzie sul modulo, i comportamenti, la capacità di formare il gruppo con obiettivi precisi. Mi misi di fianco a lui facendo un programma giudicato da molti eccessivo, gli stessi giocatori pensavano fossimo pazzi. Invece vincemmo prima lo Scudetto e poi la Coppa dei Campioni, successivamente la Coppa Intercontinentale».
Berlusconi elogia Arrigo Sacchi, allenatore che fu una sua scommessa vinta: «Arrigo mi piacque molto perché era una persona rispettosa, umile, rispondeva con precisione alle domande e accettava con considerazione profonda le cose che gli dicevamo io e Galliani. Ero convinto che fosse la persona giusta. In Italia c’era una mentalità difensivista allora, noi cambiammo questa filosofia. Il Milan andava in campo per vincere e convincere, facendo divertire i tifosi».
Successivamente si parla di Marco van Basten, fuoriclasse assoluto di quel gruppo formato da campioni in tutti i reparti: «Avevo conosciuto le sue gesta attraverso la stampa e la televisione, andai direttamente da Van Basten per accalappiarlo. Era distante dall’idea di venire in Italia, quindi dovetti mettere in campo tutte le mie capacità di convincimento per fargli decidere di accettare la nostra proposta. Poi è venuto qui e sappiamo com’è andata».
Berlusconi spiega che con Sacchi, Capello e Ancelotti ha avuto rapporti speciali: «Sono loro tre gli allenatori con i quali ho avuto modo di collaborare pienamente, raggiungendo una totale sintonia sia per quanto riguarda la filosofia Milan che il modulo di gioco e le formazioni che schieravano, le discutevano prima con me».
Infine l’ex patron rossonero ha così concluso la propria intervista: «Quelli che abbiamo individuato sono traguardi ai quali nessuno credeva e io sono soddisfatto di essere il presidente di club che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale. Dovunque io vada c’è qualcuno che vuole abbracciarmi e dichiararsi milanista, ringraziando del Milan che abbiamo saputo costruire. Succede anche all’estero, tanti tifosi si congratulano con me».