Da Ruud Gullit ad Andriy Shevchenko, da Arrigo Sacchi a Mario Balotelli: al Milan i ritorni storicamente non portano bene. Con Zlatan Ibrahimovic sarà diverso?
Sono giorni di trattative per il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan. La società ha incontrato Mino Raiola e proseguono i contatti per condurre in porto l’operazione.
Le parti discutono sulla durata del contratto e sull’ingaggio, con altre pretendenti ovviamente sullo sfondo. Oggi è difficile dire se l’affare si concluderà, però il club ci sta provando ed è già una notizia importante dato che finora sui giocatori over 30 la proprietà Elliott e l’amministratore delegato Ivan Gazidis hanno sempre frenato.
Milan, tabù ritorni: Ibrahimovic riuscirà a sfatarlo? Eventualmente…
Va detto che storicamente i ritorni al Milan non vanno granché bene. Ma il club non deve certamente farsi influenzare dai precedenti, bensì fare scelte dettate da esigenze tecniche e tattiche.
Oggi La Gazzetta dello Sport ricorda i nomi di alcuni giocatori e allenatori che tornando in rossonero non hanno brillato. Si parte da Ruud Gullit, che nel 1994 tornò a Milanello dopo un’annata positiva alla Sampdoria. La storia si chiuse dopo pochi mesi, dato che a novembre il campione olandese tornò a Genova.
Tra il 1996 e il 1998 tornano anche due tecnici che avevano vinto tanti trofei sulla panchina del Milan. Prima Arrigo Sacchi, che sostituì l’esonerato Oscar Washington Tabarez, e poi Fabio Capello. Due fallimenti. Chiusero il campionato, rispettivamente, all’11° e al 10° posto. In Champions League il mago di Fusignano si fece eliminare dal modesto Rosenborg, invece il collega arrivò in finale di Coppa Italia e la perse contro la Lazio.
Maluccio anche i ritorni di calciatori come Roberto Donadoni (1997), Marco Simone (2001-2002) e Leonardo (2002-2003). Fallimentare pure il rientro di un grande ex come Andriy Shevchenko, ceduto al Chelsea nell’estate 2006 e tornato in prestito nel 2008. 26 presenze, 2 gol (nessuno in campionato) e tante panchine. Era un lontano parente dell’attaccante prolifico che aveva vinto Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League e Supercoppa Europea in maglia rossonera prima di andare a Londra.
L’addio dell’ucraino fu doloroso, ma lo fu tantissimo pure quello di Ricardo Kakà nel giugno 2009. Al Real Madrid il fantasista brasiliano non brillò particolarmente e nel 2013 si concretizzò un clamoroso ritorno. Il giocatore firmò un biennale, ma risolse il contratto dopo una sola stagione tra alti e bassi in una squadra che ormai non era più il vero Milan.
Nell’estate 2015 Adriano Galliani decise di riprendere anche Mario Balotelli, che al Liverpool aveva fallito e che era disponibile in prestito. Tuttavia, la seconda esperienza rossonera dell’attaccante fu negativa. 3 gol (2 in Coppa Italia e 1 in Serie A) in 23 presenze prima di tornare in Inghilterra. Nella stessa stagione il Milan ingaggiò pure Kevin Prince Boateng, svincolatosi dallo Schalke 04, ma anche lui non ebbe un rendimento degno di nota: 14 presenze e una rete.
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