Giuseppe Sala, sindaco di Milano, parla del progetto stadio di Milan e Inter oltre che del futuro di San Siro e del trasferimento a Sesto San Giovanni.
Uno dei temi più caldi di queste settimane è senza dubbio quello riguardante la costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan. Sono stati presentati i progetti, ma dal Comune di Milano è arrivata la direttiva di rivedere lo studio di fattibilità.
Infatti, le volumetrie previste dai piani del club sono ritenute eccessive e superano quelle indicate nel PGT (Piano di Governo del Territorio). Dunque l’area destinata alle attività commerciali deve essere ridotta. Inoltre, c’è il futuro dell’attuale di San Siro in ballo. La Giunta vuole che esso venga riconvertito ad altre funzioni e non demolito.
Oggi Giuseppe Sala ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport e ha ribadito la propria posizione sul progetto di Inter e Milan: «Quando mi dicono “Non sei contento? Mettiamo 1,2 miliardi e diamo tanto lavoro”. Io rispondo sì, nella misura in cui si costruiscono cose di cui la città ha bisogno. A oggi sono già stanziati 12-13 miliardi di investimenti immobiliari su Milano e non abbiamo la necessità di prendere tutto ciò che ci si offre. Possiamo dirigere e gestire gli investimenti. E io capisco perfettamente le società che puntano ad aumentare i ricavi da stadio, ma mi resta un dubbio. Si parla di stadio oppure di una operazione immobiliare che va molto al di là dello stadio?».
Il sindaco di Milano è stato interpellato sull’intricato tema delle volumetrie e ha esposto il proprio pensiero in modo chiaro: «Io devo trattare le squadre di calcio né meglio né peggio di qualunque altro operatore immobiliare. Il nostro Piano di Governo del Territorio prevede un indice di 0,35 più le funzioni accessorie. Detto ciò, con lo 0,35 offriamo 90 mila metri cubi, a cui si vanno ad aggiungere tutti i volumi ad altra destinazione, come lo spazio auditorium che rientra nella funzione pubblica. Abbiamo altri terreni in zona: oltre al commerciale, che è più utile ai residenti, vogliono un hotel? Si può fare a 400 metri di distanza. La mia fermissima convinzione è che ciò che offriamo non sia per niente poco e permetta di edificare molto».
Inevitabile discutere pure del futuro del Giuseppe Meazza, che dalle indicazioni della Giunta deve essere riconvertito per altre funzioni invece che distrutto: «Io chiedo se esiste la possibilità, sostenuta da economics di buon senso, di trasformare l’attuale San Siro in un impianto più piccolo, mantenendo per esempio solo il primo anello. La crescita del calcio femminile, l’attenzione dei tifosi verso le giovanili, possono creare il bisogno di una “arena civica”. Utile alle squadre che oggi sono costrette a giocare fuori città. Quello che non so, e chiedo alle società, è se in termini di investimento sia una follia o sia gestibile. Non l’abbiamo studiato. Il vero punto è: quanti soldi ci vogliono per riportare San Siro a una gestione sostenibile? E’ una domanda a cui forse nemmeno le società sanno rispondere».
Sala fa presente che il nuovo stadio di Inter e Milan costerebbe molto più rispetto ad altri impianti: «Ecco un altro punto di cui parlare. Il Wanda Metropolitano è costato 270 milioni, il progetto dello stadio della Roma, che mi pare un super-stadio, è da 350. A occhio, quello di Milan-Inter è un impianto con costi mai visti. Mi chiedo se non si possa fare qualcosa di più contenuto, mantenendo una seconda arena dedicata allo sport. A Milano siamo alla ricerca di sviluppo, ma di sviluppo sostenibile, e di cose ben fatte. Il mio è un dubbio. Dico: discutiamone».
Il sindaco milanese invoca un maggiore dialogo con i club per trovare delle soluzioni che vadano bene a tutti. L’alternativa per le squadre sarebbe un trasferimento a Sesto San Giovanni. A tal proposito Sala commenta: «Non posso che pensare che se andassero a Sesto sarebbe qualcosa di estremamente sbagliato, ma poi decidono loro. La proprietà cinese dell’Inter, che ha fatto un investimento a lungo termine, passerebbe alla storia per essere quella che dopo cento anni ha trasferito lo stadio dei nerazzurri a Sesto. Ma se i club mi rispondono che lì gli regalano tutto, c’è poco da fare. Allargherei le braccia di fronte a una decisione che non posso impedire».
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