Milan, lunga intervista ai microfoni di Sportweek. L’attaccante spagnolo rompe il silenzio su una serie di argomenti delicati in casa rossonera, tra cui la sua discontinuità e i fischi che gli sono spesso arrivati ultimamente.
Milan, Suso ci mette la faccia. Intervistato da Sportweek oggi in edicola, l’attaccante spagnolo si è mostrato schietto e diretto su svariati argomenti delicati: la crisi rossonera, i fischi per lui, la sua discontinuità, il ruolo da trequartista e tanto altro.
La chiacchierata inizia con un inevitabile mea culpa: “Sappiamo di dover dare di più per il Milan, per la sua storia e per i suoi tifosi. Stiamo attraversando un momento negativo, ne siamo consapevoli ma lavoriamo duramente ogni gioro per cercare di uscirne. Siamo il Milan e la mediocrità in un club come questo non può essere accettata”.
Passando sul piano personale, Suso ammette subito di non essere affatto contento del suo rendimento: “Sono il primo a non essere soddisfatto delle mie prestazioni, ma non è una questione di pressioni o critiche. I tifosi hanno diritto di criticare. L’ho scritto su Instagram dopo la Spal: un gol non cambia la storia. Non cancella i fischi, meritati, o le critiche, giuste. E’ un momento in cui non riesco a esprimermi ai miei livelli ma sono sicuro che presto tornerete a vedere il miglior Suso. Fidatevi”.
Ma lo spagnolo è prendo a candidarsi come uomo leader dello spogliatoio: “Penso che le responsabilità debbano prenderle i giocatori forti, quelli dai quali la gente si aspetta che facciano la differenza, più e meglio degli altri. Per me non c’è problema. Se mi chiedono: “vuoi prenderti responsabilità?”, io rispondo di sì. Credo di aver fatto molto bene in situazioni di difficoltà della squadra, ma ripeto: so che queste prime giornate di campionato non sono state positive né per me, né per tutto il Milan”.
Anche perché nella sua testa c’è un solo pensiero: il Milan. “A me piace stare qua. Potevo andar via per due anni di fila e non l’ho fatto. Sono rimasto qui perché così volevo. Io sono costato zero: per essere costato niente, credo che il mio rendimento al Milan sia stato molto buono. Quindi, se mi chiedete se sono contento di che che ho dato, ti rispondo: sì, molto”.
E a proposito di fischi: Suso ha qualcosa da dire ad alcuni tifosi. Ossia: “Il fatto è che io non devo dimostrare niente. La gente sa quel che posso fare. Se qualcuno mi critica è perché si aspetta che faccia ancor di più e perché sa che posso farlo. Se un calciatore non viene criticato è perché da lui non si pretende niente. Solo, non capisco chi allo stadio insulta. Non è giusto offendere chi sta facendo il proprio lavoro, ma mi rendo conto che ci paga il biglietto può dire ciò che vuole”.
C’è un commento anche sull’ex ruolo da trequartista: “Fino alla prima partita di campionato, a Udine, per tutti potevo giocare da trequartista. Dicevano che Giampaolo mi aveva trasformato, che stavo dimostrando di poter fare quel ruolo, eccetera. Poi è bastata una partita fatta male, una sconfitta, ed è venuto tutto giù”.
Il motivo del terremoto iniziale? “Ah, io non lo so. Sarà stato per motivi tattici o psicologici. Ma non da parte mia. In quella posizione, al centro dietro le punte, io posso stare. In estate abbiamo giocato contro Bayern e Manchester United, e abbiamo fatto benissimo. Ovviamente mi piace stare più a destra, ma non ho nessun problema a giocare dentro al campo”.
La domanda che tutti si fanno: perché Suso gioca bene solo i primi mesi per poi calare? “Perché a novembre-dicembre inizio a soffrire di pubalgia. Quest’anno ho cominciato a sentire male all’adduttore già a metà settembre, contro la Lazio non ho giocato per lo stesso motivo. E’ un problema che mi si ripresenta ogni anno e che non si riesce a risolvere”.
Infine un passaggio su Stefano Pioli: “Più importante di quello che ci siamo detto, è il tipo di lavoro che stiamo facendo con lui. Tutto con la palla, come piace a me, come ero abituato con la nazionale spagnola. Possesso, partitelle. Prima lo facevamo, ma non con questa frequenza e intensità. Per me si tratta di una piacevole novità”.
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