Dalla sconfitta dell’Olimpico contro la Roma non c’è davvero nulla da salvare. Zero. Perché questo Milan è impresentabile, senza mezzi termini. Se da un lato c’è la consapevolezza che le qualità, seppur limitate, ci sono, dall’altro è evidente che i problemi iniziano a diventare troppi e ingestibili. Oggi il Diavolo è a ridosso della zona retrocessione. E il calendario non fa ben sperare.
Stefano Pioli non ha grandi responsabilità, se non quella di continuare ad insistere su certi singoli, e domenica ha, giustamente, puntato sullo stesso impianto tattico per dare continuità. Come col Lecce all’esordio: 4-3-3 di partenza che si trasforma in 3-4-2-1 in fase di possesso e di spinta. Una soluzione che sta valorizzando Theo Hernandez, certamente il migliore in campo all’Olimpico (e non solo per il gol). L’ex Real Madrid, in questo momento, ed è brutto dirlo, insieme a Gianluigi Donnarumma sembra fare un altro sport rispetto ai compagni di squadra.
Se a sinistra c’è un Theo scatenato, a destra c’è ancora un impalpabile Jesus Suso. Pioli dice che lo spagnolo in questo momento dà garanzie che gli altri non danno; non osiamo nemmeno immaginare, allora, qual è la condizione fisica e mentale di questi altri. Con l’ex Liverpool il Milan gioca con un uomo in meno. Non dribbla, non smarca, non tira (se non a giro), non difende, non ha visione di gioco. Un giocatore poco utile alla causa in questo momento. Siamo d’accordo con il mister quando dice che è sbagliato giudicare il singolo e che è la squadra a valorizzare l’individuo. Ma siamo arrivati ormai ad un limite, se non addirittura oltre. Sarebbe il caso di rimediare. E, come abbiamo già visto, a noi sembra che altre soluzioni di certo non manchino.
Suso, opportunità finite: da Castillejo all’idea Conti, tutte le alternative
Durante il primo tempo di Roma–Milan qualche volta Lucas Paquetà e lo stesso Suso scambiavano la loro posizione. Una possibilità interessante ma che resta fine a se stessa se coinvolge due giocatori così in difficoltà. Perché oltre allo spagnolo, sul quale ormai stendiamo un velo pietoso, anche il brasiliano non è certo un fenomeno, almeno non adesso. Anche lui non sta dando l’apporto necessario: da uno con le sue qualità ci aspettiamo un’incisività diversa, invece non calcia mai in porta e tocca sempre una volta in più il pallone. Dispiace dover criticare un ragazzo giovane e con un potenziale così alto, ma deve darsi una svegliata. Questo però lo diciamo da tempo e la cosa non è mai cambiata.
Capitolo Conti e Davide Calabria: proseguendo sul discorso della continuità, Pioli ha riproposto l’ex Atalanta in questo ruolo di terzo centrale di destra. Il problema però è che lui non è un difensore e non lo è mai stato. Se l’idea è quella di continuare su questa strada, allora sarebbe il caso di pensare ad un giocatore con caratteristiche diverse. Anche lo stesso Calabria è una soluzione più idonea perché dà qualche garanzia in più in fase difensiva, meno in fase di spinta, dove invece Conti era meraviglioso a Bergamo (era…). Ma domenica l’ex Primavera si è reso protagonista in negativo con un errore imperdonabile.
Il Milan in sostanza fa sempre gli stessi sbagli. Franck Kessie che si perde la marcatura di Dzeko sul calcio d’angolo (così come col Lecce Conti la prende di mano per non far arrivare la palla a tre giocatori avversari liberi), Calabria cerca con una leggerezza inaudita il passaggio in posizione centrale in fase di costruzione con un pressing nemmeno troppo feroce della Roma (vi ricordate Biglia negli ultimi minuti di Milan–Lecce prima dell’eurogol di Calderoni?). Sempre gli stessi errori. Tecnici e di testa. C’è la sensazione che il Milan sia irrecuperabile e ora il calendario non è dalla nostra parte. Di solito chiuderemmo con un “speriamo che la prossima andrà meglio“. Ad oggi avere anche solo la speranza che la situazione migliori è davvero ma davvero difficile.
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