Milan, ora l’imperativo è guardarsi alle spalle: la crisi è gravissima e la zona retrocessione dista appena 3 punti. I numeri confermano che il problema è anche tecnico oltre che mentale.
Il sogno dice Champions, la realtà zona retrocessione. Allora, come evidenzia il Corriere della Sera oggi in edicola, è il caso di guardarsi alle spalle più che avanti. Del resto il fantasma della Serie B è lì: ad appena 3 punti dopo cinque sconfitte in 9 giornate.
La crisi rossonera infatti è grave, gravissima. Soprattutto perché adesso – come evidenza il quotidiano – è chiaro che il problema non era l’allenatore ma la squadra. Il che è decisamente peggio. Per due mesi la gestione tecnica è stato un alibi per molti giocatori, ma la mancata svolta con Stefano Pioli dimostra che non era Marco Giampaolo il problema. Non solo.
Sia chiaro: nessuno è senza colpe. Società e proprietà in primis. Ma questa squadra, che ha il quarto monte ingaggi della serie A, è sopravvalutata e senz’anima. Un gruppo molle, con la testa altrove e con enormi limiti caratteriali. Manca un leader. Alessio Romagnoli – si legge – non lo è. Non abbastanza. Alla prima difficoltà la squadra crolla. È la paura della paura.
Ma non è solo una questione mentale. Tutt’altro. I 12 gol subiti in 6 partite, infatti, evidenziano i grandi limiti del collettivo. È come dovere scalare sempre una montagna ogni volta. Doppia, dal momento che il Milan fatica maledettamente a segnare. I 9 gol segnati finora rappresentano il peggior dato degli ultimi 24 anni. Il quadro è chiaro: i guai sono ovunque.
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