Intervista toccante di Francesco Acerbi, difensore della Lazio che spiega come mai a Milanello la sua carriera non ha preso la svolta giusta.
Oggi Francesco Acerbi è uno dei difensori italiani più importanti, non a caso tra i recenti titolari della Nazionale azzurra del c.t. Roberto Mancini.
Lo stopper della Lazio ha una storia molto dura e particolare alle sue spalle: la morte prematura del padre, la malattia durissima da superare, un’occasione da giovane nelle fila del Milan però gettata al vento.
Oggi Acerbi si è saputo rilanciare, ma non senza ostacoli enormi da superare, che solo un uomo dal carattere forte e coraggioso poteva fare.
Il classe ’88 oggi ha raccontato le vicende passate a La Repubblica senza peli sulla lingua: “Dopo la morte di papà sono precipitato e ho toccato il fondo. Ero al Milan, mi sono venuti a mancare gli stimoli, non sapevo più giocare. Mi sono messo a bere e, mi creda, bevevo di tutto. Potrà sembrarle un paradosso terribile, ma mi ha salvato il cancro. Avevo di nuovo qualcosa contro cui lottare, un limite da oltrepassare. Come se mi toccasse vivere una seconda volta. E sono ritornato bambino. Sono riaffiorate immagini che avevo completamente dimenticato”.
Parole forti per Acerbi che ormai non ha più paura di lottare e di quel male tremendo ormai dimenticato: “Ho smesso di avere paura sei anni fa. Sa, ci pensavo proprio in queste ore. Ace, mi ripetevo, che fai se quella roba ritorna? La affronterò di nuovo, mi sono risposto. Vedo le cose ben chiare davanti a me e so che da un giorno all’altro potrebbe cambiare tutto”.
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