Intervista di Gianni Rivera sul Milan. L’ex bandiera rossonera, con 658 presenze con la maglia del Diavolo, parla dell’attuale situazione rossonera tra stadio e campo.
Milan, parla Gianni Rivera. Bandiera rossonera dal 1960 al 1970 con 658 presenze, l’ex centrocampista, fresco del diploma come tecnico professionista di prima categoria a 76 anni, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.
La domanda di partenza è inevitabile: perché il Milan fatica tanto per ritornare ai suoi livelli? “Bisogna capire come si è organizzata la società e quali sono gli obiettivi. Maldini e Boban capiscono di calcio, il resto delle persone non le conosco. È chiaro che la situazione generale influisce su tutto, la tecnica in campo risente dell’organizzazione societaria fuori”.
Spazio ai giovani adesso. Del resto, in campo non ci sono top player attorno a cui costruire una squadra: “Se hai Pelè potresti scegliere la seconda strada, ma Pelè non ce l’hai. Per questo il ritorno al vivaio, dopo che per anni ci si era dimenticati del settore giovanile, è un fatto positivo. Ci sono dei buoni giocatori, bisogna farli lavorare bene”.
Quando gli si chiede che effetto gli fa il possibile abbattimento di San Siro, la risposta è la seguente: “Un brutto effetto. La mia idea è: se non ci sono altri problemi di cui non sono a conoscenza, San Siro deve rimanere in piedi. E continuare a essere un palcoscenico del calcio. Questo è il mio pensiero, direi da innamorato”.
Ecco perché, secondo Rivera, il Diavolo non dovrebbe privarsi della Scala del calcio: “San Siro rappresenta un valore, un grande valore. Forse questo non lo ricordiamo mai abbastanza. San Siro è uno stadio grande, enorme, dove però la partita si vede bene praticamente dappertutto. E ve lo dice uno che l’ha verificato dalla tribuna, ma anche dalla curva”.
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