Articolo scritto da Matteo Sfolcini
Il Milan affronta il Lecce nel posticipo dell’ottava giornata di Serie A. Una sfida non come le altre, perché sarà la prima di Pioli in rossonero e dell’ennesima rivoluzione. La squadra di Liverani però ha bisogno di punti, non partirà battuta e cercherà di rovinare un’altra serata al Diavolo.
Il Lecce si presenterà a San Siro da terzultima in classifica, con soli 6 punti. L’ultima sconfitta con l’Atalanta (3-1) ha confermato i limiti e le difficoltà dei giallorossi, che dovranno fare un mezzo miracolo per salvarsi. Tra le neopromosse (Verona e Brescia) è quella meno attrezzata alla Serie A e i risultati non mentono. A parte le due vittorie in trasferta con Torino e SPAL, hanno sempre perso e mostrato tanti punti deboli.
Uno su tutti è la tenuta difensiva, 15 gol subiti come il Genoa, meglio solo della Sampdoria (16), di cui quattro all’esordio in campionato. L’avversario era l’Inter, nello stesso contesto di domenica sera, dove non sarà concessa un’altra figuraccia. La panchina di Liverani infatti inizia a tremare, il tecnico sta chiedendo pazienza e si basa sulle prestazioni, ma la classifica parla chiaro.
Il Lecce, come d’altronde il Milan, aveva bisogno di rifiatare e la pausa nazionali è stata un vantaggio. La squadra di Liverani ha potuto lavorare con tutto l’organico, recuperando gli infortunati e migliorando la tenuta fisica. La società forse non si aspettava questa partenza, ma la squadra sulla carta ha fatto il possibile. Nelle prime sette giornate infatti ha incontrato Inter, Torino, Napoli, Roma e Atalanta, oltre a Verona e Spal. Un calendario crudele che è stato superato in linea con le aspettative, ottenendo un bottino di sei punti.
Con tutta sincerità era difficile fare meglio di così e sembra eccessivo lamentarsi, a parte le dimensioni delle sconfitte. Questa è l’unica critica nei confronti di Liverani, che poteva affrontare con più prudenza le grandi squadre. Gli ostacoli però non sono finiti perché, dopo il Milan, ci sarà la Juventus che chiuderà un ciclo d’inferno per una neopromossa. Il bilancio è falsato dagli avversari incontrati e la vera dimensione del Lecce sarà misurata nei successivi impegni.
L’anno scorso il Lecce ha costruito la promozione sul suo campo. Alla fine della stagione, i giallorossi hanno chiuso con 43 punti (sui 66 totali) al Via del Mare. Una percentuale altissima, la migliore di tutto il torneo, che all’improvviso è crollata in Serie A. La squadra di Liverani infatti è passata da nove vittorie di fila, con cui ha chiuso la cadetteria, alle tre sconfitte su tre nella massima serie. La scorsa stagione era passato solo il Palermo (poi 13V e 4P), oggi è cambiato tutto. A parte con Napoli e Roma, brucia lo scontro diretto perso col Verona, riscattato soltanto dalle gioie esterne.
Il Lecce infatti, se da un lato fatica in casa, ha sorpreso tutti in trasferta. Un fatto curioso per una squadra neopromossa che di solito sono più affidabili e compatte tra le mura amiche. Alla lunga questa tendenza può sfavorire i pugliesi, soprattutto a fine stagione quando i punti interni diventano decisivi. Di sicuro non passa inosservata, forse è solo una casualità ma anche il rapporto dei gol (uno in casa, sei fuori) fa riflettere.
Il Lecce però, nonostante le sconfitte, non ha mai abbandonato la sua filosofia. La formazione di Liverani ha cercato, anche contro le big, di proporre il suo calcio a costo di esporsi troppo. Un’arma a doppio taglio, ancora da raffinare e gestire nei momenti chiave delle partite. E’ importante avere e credere in un’identità di gioco, adattandosi però anche agli avversari. Un esempio può essere l’Empoli che l’anno scorso ha giocato un calcio divertente e offensivo, ma alla fine è retrocesso. Non è una legge matematica, ma alla lunga avere poco equilibrio e diverse soluzioni può essere molto rischioso.
In ogni caso si continuerà su questa strada, convinto che prima o poi, oltre alle prestazioni, arrivino i risultati. La maggior parte delle volte, alle squadre in lotta per la salvezza, è criticato un atteggiamento troppo difensivo: per il Lecce è quasi il contrario. Il suo credo rifiuta il classico catenaccio perché affrontano a viso aperto ogni partita, senza paura delle conseguenze, anche dolorose. La squadra, in queste prime giornate, l’ha già provato sulla sua pelle, subendo dure lezioni che non hanno cambiato il loro sistema. Liverani è convinto che, seguendo questi principi, migliorerà anche la classifica.
Le difficoltà del Lecce derivano soprattutto dalla struttura di squadra. La rosa infatti non è stata stravolta e la maggior parte dei giocatori hanno poca esperienza in Serie A. Nella formazione titolare ci sono tanti protagonisti della promozione e pochi nuovi arrivati. Le scelte di mercato stanno pesando sul campo, dove mancano risorse all’altezza in certi reparti. In particolare la difesa e il centrocampo sono corti e composti da profili mediocri, inferiori alla media del campionato.
Al contrario in attacco c’è tanta scelta e qualità, ma finora gli acquisti non stanno ripagando. A parte Babacar, che è partito in ritardo, gli unici a salvarsi sono Mancosu e Falco, i leader tecnici di questa squadra. La vera delusione è la coppia Farias-Lapadula, arrivati come titolari designati e finiti in fondo alle scelte di Liverani, per problemi fisici e non solo. Il primo ha segnato un gol (il vantaggio col Torino), l’ex Milan invece è ancora a secco. Il segnale preoccupante sono i quattro centri, su sette totali, di Mancosu che ha tirato tre rigori. Una sterilità offensiva che ha costretto Liverani a ruotare gli attaccanti, compreso La Mantia, in cerca della formula migliore. La maglia di centravanti aspetta un vero padrone.
Il Lecce, in scena a San Siro, dovrebbe partire con Mancosu dietro a Falco e Babacar, avanti rispetto ai suoi compagni. L’ex Sassuolo, a caccia del primo gol, sarà il terminale offensivo dei giallorossi, non fortunati a casa del Milan. Da inizio millennio sono arrivati solo sconfitte (otto con 25 gol subiti!), l’ultima nella stagione 2011/2012, quella dello scudetto rossonero. E’ passata una vita, restano sfavoriti ma il destino può cambiare.
Per farlo Liverani, oltre al tridente già citato, si affiderà nel suo 4-3-1-2 all’ex Gabriel in porta, protetto da Rispoli, capitan Lucioni, Rossettini e Calderoni che formano la linea difensiva. A centrocampo invece due novità: fuori Petriccione e l’acciaccato Imbula, dentro Tachtsidis in regia e il recuperato Tabanelli. La sosta quindi non porterà grandi modifiche, qualche variazione ma l’impianto di gioco non si tocca, forse ancora per poco.
Lecce (4-3-1-2): Gabriel; Rispoli, Lucioni, Rossettini, Calderoni; Majer, Petriccione, Imbula; Mancosu; Falco, Babacar.
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