Un disastro il Milan visto ieri con la Fiorentina. Tutti colpevoli, dai calciatori alla società, passando a Giampaolo. Che però è l’unico che rischia di pagare per tutti. Nessuno di quelli che scendono in campo, con buona pace di pochissimi, hanno la mentalità giusta per indossare questa maglia.
Che disastro, il Milan, annichilito da una Fiorentina padrona del campo e dell’avversario. La buona ora di gioco a Torino aveva fatto ben sperare; invece, pochi giorni dopo, il Diavolo è lì, ancora tramortito, ancora sconfitto, per la terza volta di fila.
La quarta in sei giornate. Mai così male dalla stagione 1938/39. Per Paolo Maldini il problema è San Siro, la pressione e la pesantezza della maglia. Un fondo di verità c’è. Questa squadra ha un’evidente carenza di personalità. Non è un caso se, quando la partita si mette su certi ritmi, i rossoneri sprofondano. E’ successo nel derby, è successo a Torino giovedì ed è successo anche ieri sera. Ribadiamo: inutile cambiare allenatori e dirigenti, è chi va in campo che deve fare la differenza.
Nel Milan di oggi nessuno è in grado farla. Nemmeno Suso, elevato senza motivo a leader tecnico del gruppo. A proposito: ci piacerebbe molto capire perché è considerato intoccabile. Cosa avrà fatto mai per meritarsi così tanta stima? Una domanda che ci portiamo dietro da tempo. Ma Jesus è in buona compagnia, purtroppo. Magari il problema fosse soltanto lui…
Krzysztof Piatek è sempre più un pesce fuor d’acqua. L’impegno c’è, i piedi no. Sbaglia gli appoggi più semplici, anche ieri. E si conferma poco idoneo al calcio di Giampaolo. Kessie è il solito inconcludente Kessie (sostituito nell’intervallo). Ci ha fatto piacere vederlo sorridere a fine partita. A Calabria scotta la palla fra i piedi, Theo spinge poco – e se lo fa, non lo vedono. Calhanoglu… no comment. Insieme a Musacchio.
Donnarumma, Romagnoli e Leao gli unici a dare un mino di garanzie, tecnica e di personalità. Della serie: almeno ci provano. Troppo poco, soprattutto se due di questi sono i più piccoli della rosa (entrambi classe 1999). Non nascondiamo le colpe di Giampaolo. Che evidentemente non è ancora riuscito (e chissà se ci riuscirà) ad entrare nella testa dei giocatori. Se è per questo, non lo aveva fatto nemmeno Gattuso – che ora tutti rivogliono, ma quante ne ha subite anche lui (allora vuoi vedere che il problema è un altro?).
Bisogna ripartire da Giampaolo. Che ha un’idea di calcio e vuole portarla avanti, anche se nel post partita ha ammesso: “Forse è il caso di inserire più quantità“. Intanto la dirigenza giustamente lo difende – e d’altronde, mandarlo via adesso sarebbe un’ammissione di colpa molto grande – e spera in una svolta. Ma è chiaro che, di fronte ad un’altra sconfitta, sarà difficile non prendere decisioni.
Abbiamo apprezzato la decisione di Paolo di andare a parlare ai giornalisti nell’immediato post-partita. Una dimostrazione importante, per lo stesso Giampaolo e anche per la squadra. La società – e anche l’allenatore, che ci mette sempre la faccia – si sta prendendo una grossa responsabilità. Sarà il caso che lo facessero anche i calciatori.
PIÙ ROSSO CHE NERO – Leao predica nel deserto