Tutti colpevoli

Un disastro il Milan visto ieri con la Fiorentina. Tutti colpevoli, dai calciatori alla società, passando a Giampaolo. Che però è l’unico che rischia di pagare per tutti. Nessuno di quelli che scendono in campo, con buona pace di pochissimi, hanno la mentalità giusta per indossare questa maglia.

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Rafael Leao (©Getty Images)

Che disastro, il Milan, annichilito da una Fiorentina padrona del campo e dell’avversario. La buona ora di gioco a Torino aveva fatto ben sperare; invece, pochi giorni dopo, il Diavolo è lì, ancora tramortito, ancora sconfitto, per la terza volta di fila.

La quarta in sei giornate. Mai così male dalla stagione 1938/39. Per Paolo Maldini il problema è San Siro, la pressione e la pesantezza della maglia. Un fondo di verità c’è. Questa squadra ha un’evidente carenza di personalità. Non è un caso se, quando la partita si mette su certi ritmi, i rossoneri sprofondano. E’ successo nel derby, è successo a Torino giovedì ed è successo anche ieri sera. Ribadiamo: inutile cambiare allenatori e dirigenti, è chi va in campo che deve fare la differenza.

Nel Milan di oggi nessuno è in grado farla. Nemmeno Suso, elevato senza motivo a leader tecnico del gruppo. A proposito: ci piacerebbe molto capire perché è considerato intoccabile. Cosa avrà fatto mai per meritarsi così tanta stima? Una domanda che ci portiamo dietro da tempo. Ma Jesus è in buona compagnia, purtroppo. Magari il problema fosse soltanto lui…

Krzysztof Piatek è sempre più un pesce fuor d’acqua. L’impegno c’è, i piedi no. Sbaglia gli appoggi più semplici, anche ieri. E si conferma poco idoneo al calcio di Giampaolo. Kessie è il solito inconcludente Kessie (sostituito nell’intervallo). Ci ha fatto piacere vederlo sorridere a fine partita. A Calabria scotta la palla fra i piedi, Theo spinge poco – e se lo fa, non lo vedono. Calhanoglu… no comment. Insieme a Musacchio.

Donnarumma, Romagnoli e Leao gli unici a dare un mino di garanzie, tecnica e di personalità. Della serie: almeno ci provano. Troppo poco, soprattutto se due di questi sono i più piccoli della rosa (entrambi classe 1999). Non nascondiamo le colpe di Giampaolo. Che evidentemente non è ancora riuscito (e chissà se ci riuscirà) ad entrare nella testa dei giocatori. Se è per questo, non lo aveva fatto nemmeno Gattuso – che ora tutti rivogliono, ma quante ne ha subite anche lui (allora vuoi vedere che il problema è un altro?).

Bisogna ripartire da Giampaolo. Che ha un’idea di calcio e vuole portarla avanti, anche se nel post partita ha ammesso: “Forse è il caso di inserire più quantità“. Intanto la dirigenza giustamente lo difende – e d’altronde, mandarlo via adesso sarebbe un’ammissione di colpa molto grande – e spera in una svolta. Ma è chiaro che, di fronte ad un’altra sconfitta, sarà difficile non prendere decisioni.

Abbiamo apprezzato la decisione di Paolo di andare a parlare ai giornalisti nell’immediato post-partita. Una dimostrazione importante, per lo stesso Giampaolo e anche per la squadra. La società – e anche l’allenatore, che ci mette sempre la faccia – si sta prendendo una grossa responsabilità. Sarà il caso che lo facessero anche i calciatori.

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