Da “molto europeo” a “disordinato”: la nuova sfida di Paquetá

Convincere Marco Giampaolo, è questa la nuova sfida di Lucas Paquetá. Dal “è molto europeo” di Gennaro Gattuso al “è indisciplinato, di devo lavorare nel neo tecnico rossonero. 

lucas paqueta
Lucas Paquetà (©Getty Images)

Stroncato sul nascere. Nemmeno il tempo di ricevere la notizia e gioire, che Lucas Paquetá è già falciato via. “Giocherò nella mia posizione di origine e che più preferisco. Spero di dare una mano ai miei compagni per la vittoria“, diceva entusiasta nel pre partita.

Poi l’amara sorpresa 45 minuti più tardi. Perché che potesse andare più o meno bene, era tutto da vedere. Ma mai avrebbe immaginato in una sostituzione prematura e che sa quasi di bocciatura totale. Non al giocatore – per carità – ma al ruolo interpretato.

E’ andata così, quindi, la prima da trequartista dell’ex Flamengo. Tempo tre minuti per scodellare in area un pallone interessante per Krzysztof Piatek, poi alcuni spunti ma anche diversi palloni persi. Risultato: esperimento non convincente e cambio all’intervallo. Perché per il mister di questo si trattava: un test. E tra l’altro anche piuttosto sorprendente, considerandone le ultime indicazioni.

L’allenatore è stato chiaro: in quella zona del campo, secondo la sua visione calcistica, deve muoversi un profilo con caratteristiche più da attaccante che da centrocampista. E soprattutto, deve trattarsi di un giocatore con una certa disciplina tattica e con consapevolezza dei tempi di inserimenti. Un’educazione che il brasiliano, giocoforza, al momento non può avere. Non ancora.

Avesse avuto Giacomo Bonaventura a disposizione al 100%, probabilmente sarebbe ricaduta su di lui la scelta finale. Ma senza Jack, il tecnico dovrà trovare un’altra soluzione. Come? Innanzitutto risolvendo l’equivoco tattico. 4-3-1-2 o 4-3-3: bisogna decidere. 

Milan, servono certezze tattiche

Il Milan deve partire da una base solida e concreta. E solo una volta acquisita una struttura madre, con meccanismi appresi e rodati, si potrà valutare un’alternativa tattica. Ibridare, cambiare e incrociare non aiuta. E’ vero che solo così Giampaolo potrà trovare la soluzione adatta, ma questa va individuata urgentemente per non creare ulteriore confusione.

Bisogna decidere e anche in fretta. Lo impone il peso della maglia, l’obiettivo Champions e anche il calendario, volendo. Perché se l’avvio è stato ‘soffice’ con Udinese, Brescia e Verona, sarà tutt’altro discorso tra derby, trasferta a Torino contro i granata e match a San Siro contro la Fiorentina di Vincenzo Montella.

E allora via al verdetto finale, con un probabile ritorno al tridente per il tecnico abruzzese. Tutto sembra spingere verso quella direzione. L’ottimo approccio di Ante Rebic, l’incisività che Suso ha mostrato quando torna nella sua vera zona di competenza – più col Brescia che ieri – e le caratteristiche di Piatek lì al centro.

Si va verso l’addio al trequartista allora? Probabile. Almeno dal 1′ minuto. Il 4-3-1-2, poi, potrà essere una soluzione a gara in corso, coma variante tattica e tecnica in base agli avversari o a determinati cambi, come l’inserimento di Rafael Leão, forse più indicato a giocare a due che come esterno alto.

Paquetá da Gattuso a Giampaolo

E Paquetá? Paquetá dovrà invece rassegnarsi. Tranne clamorosi e sorprendenti ribaltamenti, non sarà lui trequartista. Anche la tifoseria dovrà accettarlo: non sarà avvicinato ulteriormente alla porta. Gennaro Gattuso lo considerava un brasiliano già europeizzato, per Giampaolo è invece ancora troppo acerbo da un punto di vista tattico.

Lo scorso gennaio, dopo averlo soffiato al PSG, Rino presentava infatti così il 22enne: “È un giocatore sveglio, sembra europeo e non brasiliano. Fa le giocate da brasiliano ma sa tenere bene il campo, abbina qualità a forza fisica e si muove bene anche a livello tattico. Abbiamo fatto un grandissimo acquisto”. 

Discorso diverso invece per Giampaolo: “E un po’ disordinato in quel ruolo, ma lo metto lì di proposito. Ci deve lavorare, lo devo ancora far diventare un giocatore completo. Gli manca qualcosa, ma non nella volontà. Deve capire quando essere concreto e quando può prendersi qualche libertà. Ma ci arriverà, perché è un ragazzo intelligente”.

Parole di apertura da parte del nuovo allenatore, ma resta la ferita di una sostituzione scottante. Imbarazzante per tutti, diciamoci la verità, e probabilmente soprattutto per un brasiliano che cerca la sua dimensione e su cui ci sono grandi aspettative. E quel “brasiliano con molto orgoglio”, postato oggi sui social, non sarà un caso.

E pensare che era partito col botto in rossonero. Ora, invece, sembrerebbe aver fatto addirittura un leggero passo indietro. Giampaolo non ne mette in dubbio le doti tecniche, sia chiaro, ma la preparazione tattica. E Hakan Calhanoglu, protagonista nelle due ultime apparizioni, al momento gli è davanti nelle gerarchie anche per questo motivo.

Una sostituzione strana

All’ex Flamengo, quindi, non resta che archiviare la delusione e ripartire con la grinta che ha da subito mostrato. Ciò non toglie che resta però la perplessità per un cambio dopo appena 45 minuti: non stava facendo benissimo, certo, ma così come tutti gli altri. E tenendo il conto della superiorità numerica e di un pallino comunque nelle mani del Diavolo, il cambio è apparso strano. Quasi forzato.

Non andava recuperato un risultato e, seppur a modo suo, ci stava provando. Non è stato disastroso e l’impegno non è mancato. Probabilmente, si potevano aspettare altri 15 minuti almeno. Quanto meno per non sfiduciarlo con un messaggio fraintendibile. Non è mai facile dimostrare qualcosa in poco tempo e senza continuità, figuriamoci poi in questo Milan.

E’ come se Giampaolo lo avesse scelto e piazzato lì ma senza reale convinzione. Come se avesse voluto darsi la riprova che lì, effettivamente, preferisce altro. Ma a differenza di tanti altri che hanno avuto diverse occasioni, Paquetá è stato subito accantonato. Ma dovrà essere rilanciato a stretto giro. Per la qualità di cui il Milan ha disperatamente bisogno, ma anche per valorizzare un investimento da 35 milioni di euro più bonus. Il più alto dell’era Elliott Management Corporation, considerando il mancato riscatto di Gonzalo Higuaín e i bonus inferiori nell’affare Piatek.

di Pasquale Edivaldo Cacciola 

 

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